Medio Oriente. Non c’è soltanto Gerusalemme

È sempre più pericoloso e indecifrabile lo scenario: oltre a Gerusalemme, gli scenari su Iran, Arabia Saudita, Turchia, Siria e Palestina.

Medio Oriente. Non c’è soltanto Gerusalemme

Per carità: tutti i paesi islamici sono unanimemente schierati contro “Gerusalemme capitale d’Israele”, come dichiarato da Donald Trump nel preannunciare lo spostamento dell’ambasciata americana da Tel Aviv. Ma i distinguo sui toni fanno perfettamente capire come si stia delineando la geopolitica in questo caldissimo angolo di mondo, attraversato da guerre, fratture, inquietudini. L’Iran degli ayatollah sciiti, infatti, è stato veemente: il corollario è il classico «distruggeremo Israele e cacceremo gli ebrei dalla Palestina». Molto più morbida l’Arabia Saudita che guida buona parte del mondo islamico sunnita e che con Israele sta “dialogando”, seppur nei modi e nei limiti con cui si può dialogare con una nazione non riconosciuta. Qui sta la grande faglia che divide il mondo sunnita e arabo da quello sciita a trazione persiana. 

Iran È diventata potenza di livello mondiale. Le sue truppe hanno nelle mani buona parte dell’Iraq; hanno sostenuto e fatto vincere la satrapia alawita (una setta sciita) degli Assad in Siria contro l’Isis e le ribellioni sunnite; hanno stretto un accordo di collaborazione con la Russia proprio sul terreno siriano; telecomandano il partito e le milizie sciite di Hezbollah, che in Libano fanno il bello e cattivo tempo. Hanno dalla loro pure il piccolo Qatar, arabo ma prevalentemente sciita, e le milizie Houti che stanno conquistando con le armi lo Yemen, combattendo contro altre milizie armate dai sauditi.

Arabia Saudita È in fortissimo allarme per la crescita di un Iran che ora manovra dai confini con il Pakistan e l’Afghanistan fino al Mediterraneo. Con Riad e la monarchia saudita, che ora ha un principe ereditario (Bin Salman) che sta facendo una mezza rivoluzione interna, stanno l’Egitto e la Cirenaica libica; tutti gli sceiccati arabi fino alla Giordania; in generale il mondo sunnita mediorientale, meno un fondamentale attore: la Turchia.

Turchia La scheggia impazzita. È sunnita per la totalità dei suoi abitanti, di stirpe mongola e non araba. È il paese guida di altre realtà turcofone come l’Azerbaijan e il Turkmenistan, oltre che della parte orientale di Cipro. Ha sempre sostenuto i Fratelli musulmani, che ora però sono in disgrazia in Egitto, e questo l’ha allontanata dall’Arabia. E dagli Usa, con un riavvicinamento alla Russia che invece sostiene l’odiatissimo Bashar el Assad in Siria.
Ma qui stanno i termini dei nuovi “accordi” con Russia e Iran. Con la prima, relazioni più serene in funzione anti-Nato e una spartizione del nord della Siria, dove truppe turche controllano un’area abitata da popolazioni turcofone. Con l’Iran, il progetto di strangolare sul nascere l’ipotesi di uno stato curdo nel nord dell’Iraq. I curdi controllano anche una fetta di Siria orientale, abitano nel nord dell’Iran, sono maggioranza nell’est della stessa Turchia. Sono sunniti come i turchi, ma dai turchi ferocemente avversati. E pure dagli sciiti iraniani. Il nemico del mio nemico è mio amico. 

Israele Forse non aveva nessuna voglia di finire al centro dell’attenzione in un momento così delicato, ma tant’è. È ossessionato dall’Iran, ha perso l’antico alleato turco, sta però rilassandosi con gli antichi nemici arabi. Il nemico del mio nemico… Obiettivo numero uno: tenere a debita distanza dalle alture del Golan i missili di fabbricazione iraniana, che ora Hezbollah ha in dotazione. E non lasciare un centimetro di più all’autonomia palestinese.

Siria C’è un piano per dividerla in cantoni: la parte alawita da Damasco al Mediterraneo, in mano agli Assad e sotto la protezione russa-iraniana; la zona turca; la zona curda; quella arabo-sunnita gestita da Giordania (e Usa); quella sunnita dove imperava l’Isis. Già: e chi controllerà che qui l’Isis non risorga? Un’area desertica tagliata dall’Eufrate, schiacciata dagli sciiti siriani ad ovest e da quelli filo-iraniani ad est…

Palestinesi Sempre più a un bivio. Concordi nella lotta contro Israele, ma radicalmente spaccati tra di loro: Fatah che controlla la Cisgiordania e “ascolta” il mondo sunnita; Hamas che impera nella Striscia di Gaza ed è rifornita da turchi e iraniani. Come al solito, pedine di manovre più grandi di loro.

Usa Hanno vinto loro la guerra contro l’Isis con migliaia di raid aerei, ma nessuno glielo riconosce. Hanno perso l’Iraq, l’amico curdo, l’alleato turco; hanno rinnegato gli accordi con l’Iran; fatto arrabbiare tutto il mondo islamico. Hanno sottovalutato lo scenario siriano con Obama, sbagliato il resto con Trump. Peggio di così…

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