Corridoi umanitari: dalla guerra allo Spirito Santo di Padova grazie a Sant'Egidio

“Storie di vita e dignità violate. Accoglienza e corridoio umanitari”. È il titolo dell'incontro in programma giovedì 15, alle 20.45, nell'ambito della festa della comunità dello Spirito Santo. La Comunità di Sant’Egidio presenterà il progetto dei corridoi umanitari, grazie al quale entro Natale arriverà in parrocchia una famiglia di rifugiati.

Corridoi umanitari: dalla guerra allo Spirito Santo di Padova grazie a Sant'Egidio

L’iniziativa di accoglienza è stata approvata all’unanimità da tutto il consiglio pastorale.
Dopo aver sondato l’idea progettuale, in luglio i membri del consiglio, insieme al parroco, hanno cercato di capirne anche la fattibilità.

«Siamo la prima parrocchia in diocesi – afferma don Giancarlo Battistuzzi – a portare avanti un progetto simile. Naturalmente a tempo debito coinvolgeremo anche la Caritas diocesana e la diocesi stessa. La Comunità di Sant’Egidio ha già in piedi delle esperienze a Bologna, Trento e Roma. Abbiamo chiesto loro di parlarci, durante la serata del 15 settembre, non solo dei corridoi umanitari, ma anche di esperienze dirette, magari dalla viva voce di chi è venuto in Italia. La parrocchia si prenderà l’onere, economico e gestionale, di accogliere e seguire una famiglia che arriverà in Italia, all’aeroporto di Roma, con lo status di rifugiato. Non è una scelta calata dall’alto, ma condivisa e decisa da tutti insieme, prima dal consiglio pastorale che ha risposto con entusiasmo, e poi dai parrocchiani. La gestione compete a noi: questo è un aspetto molto importante, perché solo così la chiesa, intesa come parrocchia, può crescere e può maturare il senso di accoglienza che è alla base di una comunità».

Il progetto è ancora agli inizi: la Comunità di Sant’Egidio (nella foto, alcuni dei rifugiati giunti in Italia dal Medioriente negli scorsi mesi) prevede l’arrivo della famiglia per Natale, ma sono necessari ancora alcuni passaggi burocratici, come l’accreditamento della comunità parrocchiale presso il ministero degli Esteri per l’accoglienza e quindi il via libera del ministero stesso per procedere.
Poi ci sarà un pool di persone che in collaborazione con la Caritas parrocchiale si occuperà di monitorare le necessità della famiglia e calibrare le esigenze: ci sarà chi seguirà la parte burocratica, chi i bambini per la scolarizzazione, chi la famiglia da un punto di vista sanitario.
«La comunità è pronta per questo passo – conclude il parroco – Già aiutiamo delle persone in difficoltà destinando loro 11 mila euro annui. Questa quota non verrà intaccata per il nuovo progetto che avrà risorse diverse. Attiveremo anche delle collaborazioni con il vicariato. È una bella sfida, che può diventare esempio per altre realtà».

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