Giubileo della Misericordia

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La mattinata del 27 dicembre in cui al carcere Due Palazzi è stata aperta la Porta della misericordia, si è conclusa con l'ascolto delle storie di tre detenuti: Alfredo (sacrestano ufficiale della parrocchia del carcere), Armand Davide e Gaetano. Alfredo, in particolare, ha raccontato come l'avere una famiglia – da latitante – ha profondamente cambiato la sua vita, fino a fargli decidere di costituirsi. Ora sta scontando la sua pena nel carcere di Padova. Nel cuore porta la famiglia, che è rimasta in Colombia: Gloria, la moglie, e i tre figli, Luigi, Isabella e Veronica. «Gesù è stato umiliato, maltrattato e crocifisso... ma ce l'ha fatta – ama ripetere Alfredo – Perché non posso farcela anch'io?».

Papa Francesco ha aperto la Porta Santa della basilica liberiana. Quella Porta - Porta del perdono - che si apre verso la madre del Signore, colei che per «benignità», scrive Dante nel trentatreesimo canto del Paradiso della Divina Commedia, non solo soccorre chi chiede aiuto, e qui si manifesta la sua misericordia, ma interviene “liberamente” ancora prima della richiesta, e qui si manifesta la sua pietà.

Il vescovo Claudio Cipolla ha aperto la porta della Misericordia nella cappella del carcere Due Palazzi di Padova. «Sono qui per conto di tutta la nostra chiesa padovana» ha esordito nell'omelia. Sollecitato dall'attenzione che papa Francesco ha chiesto per i detenuti durante l'anno santo, don Claudio ha voluto elevare la cappella della casa di reclusione a chiesa giubilare non solo per i detenuti stessi, ma anche per quanti visiteranno il carcere e potranno ricevere l'indulgenza in questo contesto. Su questo sfondo ha aperto la terza porta della Misericordia in diocesi – dopo quelle della Cattedrale e del Santo – che per l'occasione è stata rivestita da una riproduzione a colori della porta santa di San Pietro. Pubblichiamo l'omelia che ha pronunciato. 

Alle 16.25 il Papa ha varcato la Porta Santa della Carità nella struttura della Caritas adiacente alla stazione Termini. Messa in forma privata con i 200 ospiti dell'Ostello "Don Luigi Di Liegro" e della Mensa "Giovanni Paolo II". Nell'omelia, pronunciata interamente a braccio, il Papa ha auspicato che il Giubileo possa "aprire il cuore" ai romani e possa dar loro la grazia di "sentirsi scartati". "No" a lusso, potere, ricchezze, sufficienza, vanità, orgoglio. "Sì" all'umiltà, alla povertà e al Dio "nascosto" nei bisognosi, negli affamati, negli ammalati, nei carcerati.

Assieme a san Pio da Pietrelcina, il cappuccino padovano accompagnerà l’invio dei missionari della misericordia, esposto all'interno di San Pietro dall'11 febbraio. Il rientro a Padova il 17, accolto dal vescovo Claudio a cui seguirà la veglia nel santuario e l’apertura della porta della misericordia. Nel 2016 ci sarà anche una mostra fotografica e un film dedicato alla sua figura girato da Antonello Belluco.

Il gesto con cui Papa Francesco ha indicato come "porte sante" del Giubileo della Misericordia tante porte in giro per il mondo, nelle Chiese e nelle carceri, è potente e semplice. Ha preso un segno e lo ha strappato dalla ritualità che tende a velare tutti i segni, anche importanti. E ne ha richiamato il significato.

Un anno per "provare la tenerezza di Dio", un anno da dedicare alla comprensione, all'accoglienza, senza nascondere tutte le ferite e i fallimenti che ogni uomo prova a livello personale, comunitario, anche come chiesa. Sarà un anno di "esercizio spirituale", ha detto il vescovo Claudio Cipolla alla numerosa folla che ha partecipato oggi all'apertura della Porta della misericordia nella cattedrale di Padova.
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Le parole di Papa Francesco, all'apertura della Porta Santa a Bangui, nella Repubblica Centrafricana, portano all'attenzione dell'opinione pubblica mondiale quei Paesi che stanno passando attraverso la croce della guerra, come la Siria, la Libia e l'Iraq, e altri che ne vivono le ferite ancora aperte come a Gaza, a Sarajevo, in Ucraina e in Crimea. Anche in questi luoghi verranno aperte le Porte Sante della Misericordia. Porte di cattedrali colpite, distrutte, che hanno ritrovato un valore anche dentro le pareti strette di un tendone. Per loro il Papa chiede "pace, misericordia, riconciliazione, perdono, amore".

Papa Francesco alle 11,10 ha varcato la soglia della Porta Santa. Dopo di lui il Papa emerito Benedetto XVI, che poco prima aveva abbracciato fraternamente. La Festa dell’Immacolata come paradigma dell’Anno giubilare. “Non abbiamo paura”, ripete il Papa nel Giubileo celebrato ai tempi dell’Isis.