«Hai fatto di questa chiesa un vero cantiere aperto»
Il saluto del vice presidente del consiglio pastorale diocesano a nome dell'intera chiesa di Padova: «La sua azione pastorale, vescovo Antonio, ha scommesso sul protagonismo di noi laici, chiamandoci a passare dalla mera collaborazione a una sempre maggiore corresponsabilità ecclesiale».
Caro padre vescovo, siamo qui, da ogni parte della chiesa di Padova, per ringraziare il Signore di averci donato, per più di 25 anni, la sua presenza tra noi.
In questi anni, padre vescovo, ne ha dovuti macinare di chilometri per visitare questa grande diocesi che va dai monti al mare. Sull’esempio di san Gregorio Barbarigo, lei ha incontrato più volte ogni singola comunità.
Con il suo stile schietto e immediato si è fatto prossimo, in particolare nelle situazioni di sofferenza e di difficoltà.
Questo suo itinerare in diocesi – rappresentato dalla sua prima estesa visita pastorale e, negli ultimi quattro anni, in quella ai nostri 38 vicariati – si rivela anche icona di un suo percorso personale.
Il vescovo Antonio che salutiamo oggi non è lo stesso che abbiamo accolto nel 1989
È stato un lungo viaggio, durante il quale l’abbiamo sentita ogni giorno un po’ più vicino, più nostro. Abbiamo visto un pastore, vulcano di idee e di proposte, crescere nell’ascolto obbediente della propria chiesa; uno scalatore solitario, imparare e insegnare a camminare insieme.
Lo stile sinodale, che ci lascia in eredità, nasce anche da questo suo esodo interiore, che le ha permesso di abbandonarsi liberamente al Padre e all’affetto del suo popolo. Risuonano ancora le sue parole: «Senza di voi io non sono niente».
Un ringraziamento particolare lo vogliamo fare noi laici
La sua azione pastorale, vescovo Antonio, ha scommesso sul nostro protagonismo, chiamandoci a passare dalla mera collaborazione a una sempre maggiore corresponsabilità ecclesiale.
È cresciuta l’esperienza dei consigli pastorali e dei coordinamenti vicariali, i quali hanno dato vita a nuove prassi pastorali e a rapporti sempre più sistematici con il territorio. Ringraziamo il Signore per il suo magistero.
Il filo rosso che sottende gli orientamenti pastorali di questi anni è l’immagine della comunità “grembo che genera alla fede” ben rappresentata, nell’espressione a lei cara, del “cantiere aperto”
Ha coltivato con noi il sogno di una chiesa in missione: pronta a rinnovare se stessa per annunciare il Vangelo di Gesù come “speranza affidabile” nel dialogo con le culture e le religioni.
Negli ultimi tempi lei ci ha incoraggiati a essere una chiesa che inizia alla vita cristiana puntando all’essenziale con una fede incarnata, in questo nostro tempo; in grado di valorizzare il Bene che c’è, sostenendo i più deboli.
La sua voce, padre vescovo, si è alzata in più occasioni libera da calcoli opportunistici e in difesa di chi non può difendersi
Una parola forte e chiara a scuotere le coscienze tentate dal torpore e dall’abbruttimento dell’egoismo. E ora che la sua obbedienza allo Spirito porta lei verso terre lontane, a noi non resta che contemplare, con simpatia e voglia di osare, le occasioni propizie che con lei si sono aperte nel vissuto della nostra chiesa.
In questi anni la chiesa di Padova non è diventata una “chiesa perfetta” – come lei ci ha fatto notare in più circostanze – ma sicuramente sempre più malleabile all’azione del Signore, un “cantiere aperto” che chiama tutti a lavorare per l’annuncio del Vangelo e per l’edificazione del bene comune. Anche per questo ancora grazie vescovo Antonio!