Terremoto, come non ripetere gli errori del passato

Quando finirà la fase acuta dei soccorsi, bisognerà per prima cosa evitare errori del passato e soluzioni intermedie per la popolazione colpita.
Il commento di don Andrea La Regina, responsabile macroprogetti della Caritas italiana che già nel 2009 ha coordinato gli interventi a L’Aquila. Nei prossimi giorni la visita della Caritas nei luoghi del sisma.

Terremoto, come non ripetere gli errori del passato

“Non abbandonare le persone e i luoghi colpiti dal sisma dopo un primo momento di visibilità”.
Deve essere questa la prima attenzione negli interventi a favore delle vittime del terremoto che ha colpito il cuore dell’Italia, tra le province di Rieti e Ascoli Piceno, alla luce dell’esperienza maturata a l’Aquila nel 2009.

A parlare è don Andrea La Regina, responsabile nazionale macroprogetti della Caritas italiana.
Sette anni fa era proprio lui a coordinare gli interventi nel capoluogo abruzzese duramente colpito dal sisma. Oggi, dopo altri interventi di Caritas in tutta Italia, La Regina si ritrova a dover mettere in campo nuove forze e strategie per un territorio che dista pochi chilometri dall’Aquila.
“Stamattina, un po’ prima delle 4, abbiamo sentito i referenti sul territorio a cominciare dalla Caritas delle Marche con cui ci siamo collegati proprio per far sì che potessero essere sul posto già intorno alle 7 e mezzo per monitorare la situazione soprattutto a Pescara del Tronto e Arquata del Tronto che sono in diocesi di Ascoli Piceno – racconta La Regina – Poi abbiamo sentito i vescovi di Rieti, Ascoli e Fermo e anche i direttori delle Caritas. Bisognerà fare un monitoraggio dei bisogni e quando le strade saranno praticabili ci sarà la visita di Caritas Italiana”.


Gli errori da non ripetere

Tuttavia, per La Regina, ci sono degli errori da non ripetere, vista l’esperienza maturata con un evento simile avvenuto proprio a poche decine di chilometri dalle città colpite dal terremoto del 24 agosto.
“Il primo errore da non fare – spiega La Regina - è quello di rendere più difficile il lavoro dei soccorritori lasciandosi coinvolgere emotivamente. È bene lasciar passare questa emergenza in senso stretto per mostrare solidarietà dopo, non solo attraverso una donazione, ma rispondendo a bisogni specifici e non avventurandosi perché questo crea solo più problemi”.

L’errore più grave, però, è quello di abbandonare la popolazione una volta spenti i riflettori.

“Il terremoto non è solo un crollo di palazzi, case e chiese: lascia una traccia nella mente delle persone – spiega La Regina – Aver vissuto dei tragici momenti e aver visto la morte con i propri occhi è un qualcosa che ha bisogno di tempo per essere superato, per essere rielaborato da parte delle comunità”. 

Preoccupa anche il post terremoto e quel che si deciderà di fare dopo i primi soccorsi.
Per La Regina, infatti, uno degli errori da non ripetere, guardando a L’Aquila e al processo di ricostruzione, è quello di “abbandonare il luogo di provenienza per soluzioni intermedie”.
Nonostante sia ancora presto per fare ipotesi verosimili, per La Regina bisogna lavorare a progetti che possano garantire un ritorno alla normalità per le persone colpite dal sisma.
“È importante fare un monitoraggio e un’analisi di ciò che è accaduto a bocce ferme – spiega – con meno emotività e più ragionevolezza per far sì che le persone possano essere rispettate nelle proprie esigenze e nello stesso tempo non passare attraverso soluzioni temporanee che non aiutano. Da parte nostra ci sarà un impegno per far sì che le comunità possano ritornare alla normalità attraverso degli interventi che ad oggi è però un po’ difficile immaginare senza aver visionato la zona e tutti i danni. L’importante è evitare di abbandonare le persone dopo un primo momento di grande visibilità”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)