La storia di Arquà Petrarca

Reso celebre dalla scelta del poeta di stabilirvi la sua ultima residenza, il borgo di Arquà era abitato già in epoca paleoveneta. Le prime notizie della parrocchiale risalgono al 1206. Ancor più antico è l’oratorio della Santissima Trinità, di proprietà comunale ma aperto al culto ogni prima domenica del mese.

La storia di Arquà Petrarca

Il toponimo latino Arquatum, poi volgarizzato in Arquade da cui Arquà (il nome Petrarca fu aggiunto solo nel 1868), deriva dagli archi formati dal digradare dei colli su cui si erge il borgo, menzionato per la prima volta in un atto di donazione del 985 ma abitato fin dall’epoca paleoveneta.

Della chiesa arcipretale, dedicata a santa Maria assunta, si ha la prima notizia documentaria nel 1206, quando il vescovo Orso la donò al monastero padovano di San Pietro.
Nella decima papale del 1297 viene definita pieve anche se non aveva altre chiese alle sue dipendenze. L ’edificio primitivo decorato con affreschi veneto-bizantini fu ristrutturato e rialzato nel 1677. Un secondo restauro interessò, nel 1874, la facciata, rinnovata in stile neoclassico. Pochi decenni dopo, nel 1926, la facciata venne nuovamente sostituita con una di impronta romanica.
Ulteriori restauri avvennero negli anni Sessanta e recentemente, a seguito di un incendio. Il campanile del 1580 venne ricostruito nel 1670, dopo che un fulmine lo aveva colpito, e nuovamente restaurato nella prima metà dell’Ottocento.

In mezzo al sagrato sorge la tomba in marmo rosso di Verona del poeta Francesco Petrarca, che ad Arquà trascorse gli ultimi anni della sua vita, dal 1370 al 1374.
Di indubbio pregio anche l’oratorio della Santissima Trinità, di proprietà comunale ma aperto al culto ogni prima domenica del mese. Viene citato nei documenti a partire dal 1181, ma sicuramente era preesistente.
Molto caro al poeta, che qui veniva a pregare, ha un impianto romanico, a navata unica con travature scoperte e tetto a capanna. Più volte restaurato nei secoli, nel Trecento fu ampliato e affrescato, mentre nel Quattrocento fu aggiunta l’abside. Anche il campanile del 12° secolo fu più volte rimaneggiato, ma nel 1928 un restauro ha cercato di ridargli la forma originaria ricavandola da stampe seicentesche.

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