Fatti

La capitale colpita da due enormi esplosioni nei pressi del porto. Save the Children: "Ospedali al collasso, bambini dispersi". Msf: "Stiamo valutando bisogni degli ospedali". Ong italiane: "Urgente bisogno di aiuti straordinari". Fcei: "Organizzare ripresa dei corridoi umanitari". Caritas: "Catastrofe colpisce paese già piegato"

Tutto distrutto. Un’apocalisse. “Mio marito ha vissuto qui 30 anni di guerra e mi ha detto: ‘Anna, ci vuole un mese di bombardamenti per ridurre Beirut così’. Pensi quindi la distruzione che in tre secondi questa deflagrazione ha causato. Tutta Beirut oggi ha i vetri esplosi. Tutta. Abbiamo di fronte ai nostri occhi un paesaggio apocalittico”.

È “un appello agli Stati del mondo” quello che il card. Béchara Boutros Rai, patriarca d’Antiochia e di tutto l’Oriente, presidente dell’Assemblea dei patriarchi e vescovi cattolici del Libano, lancia all’indomani della “misteriosa esplosione” che ha squarciato la capitale Beirut provocando oltre cento morti e 4.000 feriti, un bilancio destinato a salire.

I cittadini del Nicaragua vivono una situazione sempre più difficile, un incubo dal quale pare sempre più difficile trovare una via d’uscita. Prigionieri di un Governo che ha eliminato le libertà fondamentali. Che continua ad alimentare ostilità verso la Chiesa e non impedisce, anzi perlopiù favorisce, attacchi che il card. Leopoldo Brenes, arcivescovo di Managua, ha definito di “natura terroristica”, come quello perpetrato venerdì 31 luglio alla cappella del Sangue di Cristo, nella cattedrale della capitale. Un gesto molto preoccupante, che si aggiunge ad altri due attacchi subiti nell’ultimo mese da luoghi sacri, precisamente dalle cappelle della Veracruz e del Nindirí. In queste settimane, agli occhi del regime, la Chiesa nicaraguense ha una “colpa in più”, oltre a quella di difendere, da anni, le libertà e i diritti umani e di denunciare le continue violazioni di tali diritti. La “colpa” è, appunto, quella di non tacere la gravità della situazione sul Covid-19