In Italia 644 mila imprese gestite da immigrati. Online i dati aggiornati

Poco più di un’impresa su dieci in Italia è gestita da immigrati, hanno più giovani rispetto alla media delle imprese italiane e la presenza femminile non è marginale. Cresciute le rimesse in pandemia: “Meno contante, più strumenti digitali”. I dati del rapporto dell'Osservatorio sull'inclusione socio-economica e finanziaria

In Italia 644 mila imprese gestite da immigrati. Online i dati aggiornati

Un universo di oltre 644 mila imprese (l’11% del totale) che operano prevalentemente nei settori del commercio, delle costruzioni e dei servizi, coinvolgono oltre 880 mila persone (tra titolari, amministratori, soci e altre cariche), hanno una partecipazione giovanile superiore alla media delle imprese italiane (16%) e una presenza femminile cospicua (il 24% delle imprese straniere sono guidate da donne). Sono online i dati del nuovo rapporto dell'Osservatorio sull'inclusione socio-economica e finanziaria che insieme ad una dashboard interattiva danno un quadro aggiornato sulle imprese degli immigrati in Italia. Il rapporto raccoglie i risultati delle attività svolte dall’Osservatorio sull’inclusione socioeconomica e finanziaria delle imprese gestite da migranti realizzato dal CeSPI (Centro Studi di Politica Internazionale) e da Deloitte Consulting nell’ambito del progetto Futurae di Unioncamere, finanziato dal " Fondo nazionale per le politiche migratorie " del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. “Conoscere l’imprenditoria migrante, comprenderne il ruolo e il rapporto con il resto del sistema produttivo, ci aiuta ad orientare meglio politiche e interventi - ha detto il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando -. Siamo di fronte a un fenomeno in crescita costante, che mostra grande vitalità e resilienza nelle crisi congiunturali e anche nel corso dell’emergenza sanitaria, ma non privo di debolezze e criticità. Avere un quadro chiaro è indispensabile per promuovere queste energie e incanalarle soprattutto in questa fase di ripresa e ripartenza, in un’ottica di sviluppo inclusivo e sostenibile per tutto il Paese”.  Dai dati di Infocamere emerge anche un ulteriore aspetto interessante e cioè che la presenza straniera nei vari settori di attività è “cresciuta costantemente negli ultimi anni, registrando una crescita percentuale dell’incidenza delle stesse sul totale delle imprese italiane del 14%”. Andando a guardare i dati delle iscrizioni e cessazioni negli ultimi 5 anni, infine, “si osserva una tenuta delle imprese a titolarità non Ue (tasso di crescita annuo del 4,5%); tale tenuta appare più consistente se ci si riferisce alla popolazione delle imprese giovanili, mentre è quasi del tutto assente se si prende in considerazione la componente femminile”, spiega una nota. Il rapporto passa in rassegna diversi ambiti, come quello delle Costruzioni, dove “la presenza straniera in questo settore di attività è da considerarsi in generale particolarmente forte - spiega il rapporto -: circa 1 impresa su 4 iscritte sul territorio nazionale (21,5%) appartiene alla categoria non Ue”. L’analisi a livello provinciale condotta nel settore del “Commercio all’ingrosso e al dettaglio” inoltre evidenzia la concentrazione di imprese non Ue in territori che possono considerarsi “nuovi” rispetto a quanto già noto. I dati mostrano infatti una incidenza “intorno al 20% di imprese nei territori di Prato, Catanzaro, Caserta, Lecce, Livorno, Reggio di Calabria”. Ma se il dato di Prato non rappresenta una novità, “appare piuttosto “nuovo” il fatto che a Catanzaro risultino registrate imprese non Ue per un totale di 2.791 (a fronte di un totale nello stesso settore di imprese Ue pari a 8.769). Così pure piuttosto nuova appare l’informazione che a Caserta risultino registrate 6.905 imprese non Ue a fronte di 23.548 imprese Ue”. In relazione all’impatto del Covid-19 sulle imprese del territorio, un’indagine condotta tra le Camere di commercio e alcune agenzie speciale sui territori mette in evidenza che “la maggior parte delle imprese a titolarità straniera (75%) ha sofferto gli effetti (diretti e indiretti) della pandemia senza distinzione rispetto alle imprese italiane - si legge nel rapporto -. Chi fa riferimento al maggiore impatto del Covid-19 sulle imprese di migranti (6,8%) cita come spiegazione la prevalenza di attività commerciali, soprattutto nel segmento ambulante, che le ha esposte maggiormente al calo dei consumi in atto. Un’altra parte (6,8%) indica invece che le imprese straniere hanno probabilmente sofferto meno delle imprese italiane, rilevando che il tasso di sopravvivenza delle prime sarebbe superiore per l’abitudine e le più sollecitate capacità di adattamento e resilienza alle avversità, per il più facile ricorso alla comunità etnica e alla rete familiare come eventuali strumenti di supporto, accesso al credito o messa in campo di strategie informali”. Un ulteriore dato interessante riguarda le rimesse. Secondo i dati contenuti nel rapporto in Italia ci sarebbe stato un “incremento significativo nei volumi di rimesse dal nostro Paese (+12,6%) fra il 2019 e il 2020, in controtendenza rispetto al dato internazionale - spiega il rapporto -. Un incremento significativo, nonostante la pandemia, a cui hanno contribuito due fattori concomitanti: un passaggio di fondi dai canali informali a quelli formali e una risposta dei migranti residenti in Italia alla richiesta di risorse da parte dei famigliari nei paesi di origine (resilienza)”. Il rapporto, infatti, mette in evidenza “un graduale spostamento da canali più tradizionali, legati all’uso del contante, verso strumenti digitali”.  I dati raccolti nel rapporto da quest’anno saranno disponibili in una dashboard sempre aggiornata e messa a punto da InfoCamere. La piattaforma consente di navigare tra i principali dati relativi alle imprese dei migranti (imprese attive, incidenza, forma giuridica, settore di attività, distribuzione territoriale), leggerne le dinamiche (iscrizioni e cessazioni, durata media, tassi di natalità, mortalità e turnover) e conoscerne meglio i protagonisti (Paesi di origine, genere, età, cariche). 

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)