In viaggio verso il campo profughi di Moria

In queste ore Ernesto Milanesi è in viaggio per la Difesa perché dal 20 al 22 dicembre sarà nell'isola di Lesbo, alle porte dell'Europa e dentro alla vergogna della civilissima Unione Europea: il campo profughi di Moria dove migliaia di uomini, donne e bambini mancano di tutto. La loro colpa? Essere scappati dalla guerra credendo nella salvezza, ma ritrovandosi in un altro inferno. 

Per tre giorni Milanesi documenterà tutto questo con la sua scrittura e inviandoci anche le foto di Massimo Sormonta. Non vi resta che seguirci.

In viaggio verso il campo profughi di Moria

Idomeni, confine fra Grecia e Macedonia: Il campo profughi specchio del fallimento dell’Europa. Senza coscienza né dignità. Così titolava in prima pagina il numero della Difesa del popolo del 22 maggio 2016.

Isola di Lesbo, braccio di mar Egeo fra Grecia e Turchia. In tre anni nulla è cambiato, se non in peggio, per chi fugge da guerre e povertà. La “nostra” Europa resta un miraggio, lontana ben più dei 2.577 chilometri che dista Bruxelles.

Ci aspetta un altro viaggio all’inferno: uomini, donne, vecchi e bambini prigionieri di una tendopoli che dovrebbe scuotere le coscienze. Accoglienza a Lesbo è lo sforzo quotidiano dei volontari e delle ong in mezzo a migliaia di persone che hanno bisogno di tutto.
La migliore testimonianza è di Cristos Christiu, il presidente internazionale di Medici senza frontiere, che il 27 novembre scorso ha tenuto una conferenza stampa nella “capitale” dell’Unione Europea. «Quello che ho visto nei campi per rifugiati sulle isole greche è comparabile a ciò che si vede in zone di guerra o colpite da catastrofi naturali. È scandaloso che cose di questo tipo succedano in Europa, per di più essendo il frutto di una decisione cosciente» ha scandito a Bruxelles, lanciando un appello affinché sia fermata «la politica deliberata di punizione collettiva inflitta a persone che cercano solo la salvezza in Europa».

Del resto, negli ultimi quattro anni la cosiddetta “emergenza” si è trasformata in disumanità normalizzata. Sono stati i vertici politici dell’Ue a deciderlo. Da un lato, affidando a Recep Tayyip Erdoğan il ruolo di gendarme ben retribuito alla frontiera turca. Dall’altro, inchiodando, eterni naufraghi, in mezzo al mare della Grecia i profughi, i richiedenti asilo e i minori non accompagnati.

Almeno 43 di loro (tra cui giovani e famiglie con figli e anziani dell’Afghanistan e donne del Camerun e del Togo) sono sbarcati a Fiumicino grazie ai “corridoi umanitari” promossi dalla Comunità di sant’Egidio, dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e dalla Tavola Valdese che il 7 novembre 2017 hanno rinnovato il protocollo d’intesa con il governo. Da un paio di settimane le 43 persone sono ospitate da Sant’Egidio e dell’Elemosineria del papa: hanno trovato ad aspettarli anche alcuni rifugiati che nel giugno 2016 erano arrivati da Lesbo a bordo del volo con papa Francesco.
Ma in Grecia la situazione è sempre più che drammatica. Mancano i bagni: uno ogni 200 persone a Camp Moria, uno ogni 300 a Samos. Medici senza frontiere ha dovuto garantire perfino l’approvvigionamento dell’acqua potabile, come nelle situazioni estreme dell’Africa o delle zone di guerra.
Gli ultimi “bollettini” dell’informazione indipendente da Lesbo segnalano episodi inquietanti. «Dopo i fatti che hanno già causato la morte di innocenti, uomini, donne e bambini vivono nella paura che nuovi episodi di violenza possano esplodere da un momento all’altro – afferma Riccardo Sansone, responsabile dell’ufficio umanitario di Oxfam Italia – Solo a Lesbo tra agosto e settembre sono arrivate 8.500 persone su una popolazione di 85 mila abitanti. La conseguenza inevitabile, a causa della mancanza di spazi all’interno del campo, è che quasi la metà delle persone sono costrette a vivere in tende improvvisate o direttamente all’aperto in mezzo alla sporcizia».
Così si moltiplicano gli atti di autolesionismo, in particolare da parte dei siriani. E perfino i tentativi di suicidio di minori, che ormai hanno smesso di giocare e spesso anche di parlare.

Per sostenere gli indispensabili aiuti umanitari a Lesbo: https://www.produzionidalbasso.com/project/hygienic-kit-for-women-in-moria-camp-in-lesvos-kit-igienico-per-donne-nel-campo-di-moria-a-lesbo/

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