Tra passato, presente e futuro. Luce che redime l’universo intero

Diamo uno sguardo a Gesù che nasce... dal sistema planetario Kepler-11

Tra passato, presente e futuro. Luce che redime l’universo intero

Fisicamente noi siamo in grado di vedere solo il passato. Il presente è sempre, perennemente in ritardo rispetto ai nostri occhi. Questo perché la luce si muove nello spazio con una velocità ben precisa e ha bisogno di tempo per compiere qualsiasi percorso.

kepler1

Me l’hanno ricordato alcuni amici astrofisici che curano una pagina Facebook di divulgazione scientifica che si chiama “Chi ha paura del buio?”, e da quando ho letto il loro post mi sono messa a fare calcoli anch’io.

Ogni mattino la luce del Sole che ci raggiunge impiega otto minuti per percorrere la strada che la separa dalla Terra: noi vediamo sempre il Sole com’era otto minuti fa. E così vale per ogni cosa. Per quanto ci sembri istantanea la luce della lampadina che accendiamo per illuminare la stanza, anche quella ha impiegato del tempo, seppure infinitesimale, per raggiungere i nostri occhi. Quando si sente dire che Alfa Centauri è lontana da noi poco più di 4 anni luce, o che la galassia di Andromeda ne dista 2,5 milioni, significa che la luce impiega rispettivamente 4 e 2,5 milioni di anni per percorrere lo spazio che ci separa. Noi vediamo Alfa Centauri com’era quattro anni fa, e Andromeda come doveva comparire circa due milioni e mezzo di anni fa. Sempre i miei amici mi ricordano che vale anche il contrario: un ipotetico osservatore su Alfa Centauri vedrebbe il nostro pianeta così come compariva nel 2015, mentre se il nostro amico fosse su Andromeda vedrebbe a malapena il genere Homo affacciarsi sulla Terra. 

Il nostro sguardo non potrà mai uscire da questa logica che ci sembra così incredibile. È sorprendente che, al contrario di ogni nostra aspettativa, il presente ci sfugga sempre, come se potessimo osservarlo solo quando è già passato, quando già le cose sono accadute, e sembra non ci resti altro da fare se non prenderne atto. Eppure noi interagiamo con questo passato e contribuiamo al suo presente: anche noi infatti siamo sempre e comunque il passato di tutto ciò che ci circonda.

Esiste un sistema planetario lontano circa 2.000 anni luce da noi. Si tratta di sei pianeti che ruotano intorno alla stella Kepler-11. Un osservatore posto su uno di questi pianeti, se oggi puntasse il suo super-telescopio verso il nostro, osserverebbe gli eventi di circa 2.000 anni fa. Chissà cosa potrebbe voler dire osservare “in diretta”, in un piccolo angolino di questo mondo, una vita che è andata oltre ogni altra vita, la vita di Gesù. Magari potrebbe osservare una giovane che attraversa una regione montuosa per raggiungere una casetta e un’anziana donna, incinta come lei. Magari si chiederebbe che cosa stanno scrutando con tanta attenzione, nel cielo, quegli strani personaggi che vagano di qua e di là fino a trovare un bambino, di fronte a cui si inginocchiano. E poi magari seguirebbe una famiglia in groppa a un asino che attraversa un deserto per recarsi in una terra dalle grandi costruzioni appuntite, che chissà a cosa serviranno.

Per la galassia di Andromeda, invece, ciò che dal sistema di Kepler-11 viene osservato in diretta, deve ancora avvenire. È un avvento lungo, quello di Andromeda. Sta contemplando l’uomo che viene piano piano alla luce, conquistando un pezzettino alla volta la sua umanità. Dio che si fa uomo è nel passato del nostro universo, o meglio, nel nostro passato, ma è anche nel presente di Kepler-11 e lo sarà, più passerà il tempo, per oggetti e sistemi sempre più lontani da noi. Proprio per questo è anche nel futuro: una luce che viaggia, destinata a raggiungere e redimere l’universo intero.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)