Alla scuola del "tu". L'altro è sempre un dono inatteso

Fuori da noi c’è un mondo di persone... tutto da scoprire. Alla scuola del "tu"

Alla scuola del "tu". L'altro è sempre un dono inatteso

Giovanna è arrabbiata. Era convinta d’aver fatto un buon compito: si era preparata seriamente sull’argomento, aveva fatto una seria ricerca delle fonti, con cura aveva scritto e riletto il testo, migliorato i passaggi meno fluidi e scovato le sviste orto-grammaticali. Eppure il voto è rosso. A ben guardare, sui fogli della prova non c’è un solo segno o appunto del docente: tutto corretto, solo che quanto è scritto non è conforme alla traccia data. Insomma, è andata fuori tema.

sorrisi

Andare fuori tema è un’esperienza frustrante per uno studente, perché rende negativa una prova che è costata, il più delle volte, un notevole impegno e sforzo creativo. Chi insegna sa che l’aureo consiglio di leggere attentamente le consegne, di norma, non viene seguito, perché ritenuto un inutile tergiversare, quando invece è bene mettersi subito a produrre. Altre volte, è l’alta tensione per la prestazione che gioca brutti scherzi, non permettendo una corretta comprensione delle indicazioni. Leggo quanto mi è richiesto, ma di fatto lo sostituisco con quanto credo d’aver capito, e senza altri indugi costruisco il mio percorso. Un po’ come quelli che preparano meticolosamente i bagagli per il viaggio, ma non controllano la meta e si ritrovano da tutt'altra parte.

Quante volte andiamo fuori tema con le persone che abbiamo intorno a noi. Spesso siamo così presi dal nostro desiderio di farle felici, che ci dimentichiamo di capire (a volte anche solo di chiedere) che cosa davvero desiderano. Ci capita in coppia, quando crediamo di sapere tutto dell’altro e non ci accorgiamo che invece chi condivide il letto con noi sta cambiando; così ci si ritrova impegnati in una relazione con una sua immagine che ci siamo creati, mentre l’originale è altrove. Ci capita con i figli, quando li sproniamo a soddisfare sogni che sono solo nella nostra testa, quali eco di nostre antiche rinunce obbligate. Ci capita con gli amici, i colleghi. E chissà se ci capita anche nella preghiera, rischiando di ridurre Dio “a nostra immagine e somiglianza”.
È un frutto velenoso dell’egocentrismo, assai prolifico nella nostra epoca, che vuole l’io come unico punto di riferimento. Siamo incentrati su noi stessi, quasi che gli altri esistano solo per soddisfare la nostra realizzazione personale o per fare da pubblico, pronto ad applaudire alle nostre iniziative, magari caritative. Siamo diventati talmente narcisisti, che quando incontriamo qualcuno o qualcosa di bello e significativo, non troviamo niente di meglio che girargli le spalle e scattare un selfie. E come può mancare la vera star!

Forse è il momento di rompere gli specchi e aprire le finestre; di compiere una rivoluzione copernicana e porre al centro il “tu”. A partire dal provare gioia per la presenza dell’altro. Contemplare il fatto che il “tu” ci sta semplicemente dinanzi, come un dono gratuito. Un mistero affascinante, che ci appassiona al punto da farci uscire da noi stessi, per metterci profondamente in suo ascolto. Scopriremo così che l’altro resterà sempre “altro”: sempre inedito. Un testo originale, per niente scontato, che va letto e interrogato con rispetto e attenzione per essere compreso, anche se il suo pieno significato sarà sempre oltre. E frequentando la scuola del ”tu” impareremo, un po’ alla volta, che fuori di noi c’è tutto un mondo di persone: ognuna delle quali chiede di essere riconosciuta non tanto per quello che può fare (o che si può fare per lei), ma per ciò che essenzialmente è: un provvidenziale incontro inatteso.

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