Scelte che fanno la differenza. Scegliere nuovi paradigmi per un’economia che sia incentrata sull’uomo

Se sappiamo come orientarci, le nostre scelte saranno utili per un cambiamento che progressivamente s’imporrà per la forza della qualità: serve l’uomo, non il denaro.

Scelte che fanno la differenza. Scegliere nuovi paradigmi per un’economia che sia incentrata sull’uomo

In questi tempi in cui, tra Festival dell’economia civile e Settimana sociale di Taranto, si ragiona ad alti livelli su nuovi paradigmi per un’economia che sia incentrata sull’uomo, emerge ancora una volta una considerazione chiara e semplice: noi tutti abbiamo un potere enorme per orientarla. Si tratta delle nostre scelte, dei nostri acquisti, delle nostre posizioni. E la discriminante sta nella buona informazione. Se sappiamo come orientarci, le nostre scelte saranno utili per un cambiamento che progressivamente s’imporrà per la forza della qualità: serve l’uomo, non il denaro.

Ma per capirci di più, dobbiamo appunto informarci bene: ecco emergere il valore di un’informazione che, se è di qualità, vale più dell’oro. Senza per questo pagarla come l’oro.

La differenza la fa il nostro sforzo di non fermarci alle apparenze, alle influenze più o meno occulte, alla fretta o al… massimo ribasso per cui vale solo ciò che costa meno. Quando le pubbliche amministrazioni hanno adottato la logica del massimo ribasso negli appalti per i servizi sociali, hanno creato disastri e storture che ancor oggi non riusciamo a raddrizzare…

Non è vero che il mondo economico non si sia accorto di questo nuovo trend, anzi! Si pensi al fatto che oggidì ogni nuovo prodotto lanciato sul mercato si preoccupa di definirsi “senza” (coloranti, conservanti, Ogm, zuccheri…) o “con” (biologico, nazionale o territoriale, tradizionale…).

Se cinque anni fa il termine “sostenibile” era riferito esclusivamente alla quantità di spesa, ora ammanta la qualità della stessa in ogni suo aspetto. Anche se ancora privilegiamo la sostenibilità ambientale a quella umana: nel senso che l’Occidente sembra più preoccupato dello scioglimento dei ghiacciai e della salute dei pinguini, piuttosto che delle condizioni umane e lavorative di un’amplissima fetta dell’umanità che vive e produce con standard quelli sì non sostenibili.

Ecco: quella è la vera frontiera ancora da valicare. Chiedere, anzi pretendere che la nostra maglietta sia realizzata con un cotone biologico e rispettoso dell’ambiente, ma anche da mani che conoscano e godano dei diritti civili e sindacali minimi che dovrebbero essere garantiti a ogni essere umano.

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Fonte: Sir