A Villa del Conte il “miglior sindaco del mondo”? Merito degli assessorati alla solitudine e alla gentilezza

Antonella Argenti è sindaco di Villa del Conte, in provincia di Padova. Da quando è stata eletta, ha scelto di mettere le persone al centro e di fare dell'ascolto la cifra stilistica del suo mandato. E l’assessorato alla Solitudine ha portato un'attenzione che le è valsa la candidatura come "miglior sindaco del mondo", premio organizzato dalla City Mayors Foundation di Londra

A Villa del Conte il “miglior sindaco del mondo”? Merito degli assessorati alla solitudine e alla gentilezza

Antonella Argenti è sindaco di Villa del Conte, in provincia di Padova. Da quando è stata eletta ha scelto di mettere le persone al centro e di fare dell'ascolto la cifra stilistica del suo mandato. Un'attenzione sfociata nell'istituzione dell'assessorato alla Solitudine, unico al mondo, e che le è valsa la candidatura come "miglior sindaco del mondo", premio organizzato annualmente dal 2004 dalla City Mayors Foundation di Londra. Il vincitore sarà decretato il prossimo 14 settembre e Argenti è tra i 12 finalisti. Gli unici due sindaci italiani ancora in lizza sono entrambi veneti: insieme ad Argenti, il sindaco di San Bellino in provincia di Rovigo.

Partiamo dall'inizio, come è nata la candidatura e perché è stata nominata?

"Credo che sia nata dal The Guardian di Londra, perché ho saputo di essere stata nominata subito dopo le due pagine che mi ha dedicato il giornale. Le motivazioni della candidatura quindi non le so, ma credo sia dovuto all'istituzione dell'assessorato alla Solitudine, che rappresenta un'esperienza unica nel mondo. Abbiamo appurato infatti che a livello internazionale non esisteva ancora un assessorato così".

Come è nata la decisione di creare un assessorato alla Solitudine?

"Nel maggio 2019 sono diventata sindaco e ho dedicato i primi 6 mesi di mandato all’ascolto dei miei cittadini, perché volevo dare un senso cronologico, una priorità ai punti del programma elettorale. Ho notato che c’era soprattutto una grande voglia di ritrovare fiducia nella politica e nelle istituzioni attraverso dei contatti umani: la gente aveva bisogno di tornare dentro alla casa comunale o che il sindaco e gli assessori tornassero nel territorio con un rapporto diretto. Mi veniva chiesto sì di costruire la strada, di asfaltare, di fare il parco, di sistemare la scuola, di fare una rotonda, però mi veniva anche chiesto di risolvere i problemi molto più spicci o comunque di creare un rapporto umano affinché le istituzioni diventassero dei facilitatori. Abbiamo tantissime famiglie monoparentali e c’è davvero un abbandono rispetto alle difficoltà della vita. Ho sentito quindi forte la necessità di avere in Comune qualcuno che desse una mano oltre all'assistenza sociale. Una voce umana che ti desse una mano nella situazione in cui sei da solo. L'assessorato è stato affidato a Graziella Vigri".

E il volontariato? Non basta più

"Il volontariato è dedicato prevalentemente a fasce particolari come gli anziani o i bambini. Invece ho notato che hanno bisogno anche le fasce centrali, vale a dire dai 18 ai 60 anni, quelle che sono considerate forti e che sembrano non avere bisogno di niente e di nessuno. Non è così. Magari hanno bisogno di aiuto perché non hanno lavoro o perché sono donne sole. Solitudini che spesso sono di un silenzio assordante".

Anche in un Comune piccolo come Villa del Conte?

"Soprattutto nei comuni piccoli! Perché il rapporto diretto, la conoscenza diretta che ha l’assessore alla Solitudine, ma anch’io, ci permette di entrare nelle loro vite, nelle loro case, e scoperchiare veramente storie incredibili".

Si aspettava tutto questo ritorno, tutta questa attenzione?

"Assolutamente no. Io ho istituito l'assessorato con l’unico senso di aiutare i miei cittadini perché sono molto sensibile agli occhi lucidi delle mamme, alla paura dei nonni, alla fragilità in generale. Questa cosa mi dava veramente fastidio, non riuscivo più a tollerare la sofferenza. E poi, pochi giorni dopo è arrivata la maledetta pandemia e questo assessorato è diventato la panacea di tutti i mali, un punto di riferimento contro la paura e l’abbandono. Sia chiaro, non facciamo miracoli: io e l’assessore non facciamo altro che individuare il problema e dire “Guarda, qui hai la soluzione” o semplicemente fare una chiamata al posto del cittadino che non ha dimestichezza con i risponditori automatici o portare a casa la carta di identità al cittadino che ha difficoltà di deambulazione".

E poi è arrivata anche la delega alla gentilezza. Com’è nata?

"Io ritengo che le relazioni possono crescere e diventare importanti solo se c’è la gentilezza. In questo non sono la sola: in Italia ci sono 122 assessori alla gentilezza. Perciò ho individuato un tavolo tecnico nazionale e ho voluto dare una delega a una mia consigliera che potesse partecipare in maniera attiva a questo tavolo e  promuovesse soprattutto nel territorio buone pratiche di gentilezza".

Abbiamo perso un po’ la cultura della gentilezza?

"Assolutamente sì. Siamo distratti, siamo ipertecnologici e la comunicazione così come è intesa al giorno d’oggi ci fa perdere le buone maniere. Poi la pandemia ha un po’ imbruttito, incattivito le persone per disperazione, per abbandono, per paura. Quando arriva nel mio ufficio un cittadino ad urlare, e capita spesso, la prima cosa che faccio è parlare sottovoce affinchè lui ritorni al mio tono. Vorrei che fosse un’abitudine diffusa, ecco perché ho messo una panchina viola in centro al paese: ogni volta che si passa di lì ci si deve ricordare che prima di tutto si ha di fronte una persona, che ha dietro di sè la sua storia e va rispettata con la gentilezza".

Giorgia Gay

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)