Coronavirus. Come gestire il mondo dei figli adolescenti, fra rabbia, isolamento e scuola a distanza. Le riflessioni di Anna Campiotti Marazza, psicologa

Rabbia, isolamento, socialità repressa, aggressività, impegni scolastici a distanza. Anche per gli adolescenti questo periodo è ricco di sfide, di cambiamenti, di domande. Cosa cercano? Di cosa hanno bisogno? I genitori dovrebbero aumentare lo spazio per ascoltarli. E per quanto riguarda la scuola, così diversa: come gestire i compiti? I tempi? Come aiutare i figli? Come ricreare un'alleanza scuola - famiglia? I genitori come possono aiutare i propri figli a far fronte agli impegni scolastici, ai compiti, alle lezioni ora che sono così diverse da prima? E la scuola come può valorizzare i ragazzi? Ecco qualche spunto di riflessione offerto da Anna Campiotti Marazza, psicologa, intervenuta all’incontro via streaming proposto dallAssociazione culturale Rosmini in collaborazione con le scuole della Fondazione Giovanni Paolo I di Mira VE e dell’Istituto Romano Bruni di Ponte di Brenta. 

Coronavirus. Come gestire il mondo dei figli adolescenti, fra rabbia, isolamento e scuola a distanza.  Le riflessioni di Anna Campiotti Marazza, psi...

Socialità e isolamento: due termini che si contrappongono e che ben rientrano nell’universo adolescenziale. Oggi più che mai. Che cos’è la socialità? E che cos’è l’isolamento? Cosa rappresenta per gli adolescenti? E la rabbia? l’aggressività, come contenere la voglia di affermazione che a volte sfocia in aggressività e mancanza di rispetto?

«I genitori hanno in testa delle categorie relative agli adolescenti – spiega Anna Campiotti Marazza, psicologa, intervenuta all’incontro via streaming proposto dallAssociazione culturale Rosmini in collaborazione con le scuole della Fondazione Giovanni Paolo I di Mira VE e dell’Istituto Romano Bruni di Ponte di Brenta – che continuano a proporre ai loro figli, ma non sempre vanno bene. La socialità non è avere tanti amici, avere un gruppo, fare una partita di pallone, la socialità è l’Io che si mette in gioco con un altro sé. È sperimentare che sono un grado di mettermi in gioco con ciò che non sono io. E ognuno di noi procede a seconda di come è, come si trova in questo cammino. L’altro concetto importante, in questi tempi, riferito agli adolescenti, è l’isolamento. L’adolescenza è una fase di solitudine, è il momento storico in cui l’uomo è più solo, il momento in cui la persona si differenzia dalla sua famiglia e si chiede chi è. Quando un ragazzo si isola, lo fa perché cerca di capire chi è, si rende conto di essere diverso da mamma e papà e cerca un proprio spazio per raccontarsi. La condizione di oggi, che stiamo vivendo a causa del Coronavirus, paradossalmente, fa più paura ai bambini e agli adulti che all’adolescente perché l’isolamento, la solitudine, è una condizione che loro conoscono». 

Per aiutare i figli in questa fase i genitori dovrebbero aumentare lo spazio in famiglia per ascoltarli e chiedere loro di raccontarsi, cosa che per un adolescente è molto difficile da fare, tirare fuori qualcosa di sé, dargli la possibilità di dire qualcosa, di esprimersi, anche in cose concrete come ad esempio rivoluzionando la loro camera. «Lo spazio per loro è sempre poco – dice la psicologa – vivono sicuramente un disagio e allora sforziamoci di chiedere “come stai? Tu cosa pensi? Cosa desideri?”. Questa è la socialità che cercano adesso. Chiedere “hai studiato”, per loro significa “ai miei genitori interessa solo che io faccia le cose che devo fare”. Questo è il tempo delle prove, in cui si può provare a stare nelle cose. Stanno tanto su internet o sui videogiochi? Sì, come noi adulti. Ma questa non è una dipendenza. Una dipendenza si crea se non trovano nessuna alternativa più interessante. Hanno bisogno di trovare punti autorevoli di conforto, sapere di potersi appoggiare su qualcuno». Gli adolescenti vogliono trovare uno spazio per affermarsi, questo è innegabile, e spesso si esprimono male, con maleducazione e aggressività. Non padroneggiano i sentimenti e ciò che il genitore deve chiedersi è se c’è uno spazio adeguato per i figli. «Il loro “trattare male“ – specifica la psicologa – non ha il significato che ha per noi adulti loro poi sono davvero dispiaciuti. Dicono le cose male perché non sono ancora capaci di esprimersi bene. Questo allora può essere il tempo per imparare ad ascoltarli». 

Una delle questioni che spesso ritorna in questo perdono di isolamento è quella legata alla scuola: come gestire i compiti? I tempi? Come aiutare i figli? Come ricreare un'alleanza scuola - famiglia? I genitori come possono aiutare i propri figli a far fronte agli impegni scolastici, ai compiti, alle lezioni ora che sono così diverse da prima? E la scuola come può valorizzare i ragazzi? «Ho sperato che la scuola ricevesse uno scossone che la muovesse a mettersi in cambiamento, a reinventarsi – afferma con forza Anna Campiotti Marazza – La scuola di stava distanziando troppo dalla realtà dei ragazzi. Era necessario un rinnovamento e i ragazzi ora si stanno accorgendo che è in atto un cambiamento. Questa scuola a distanza, a casa, potrebbe essere uno spazio scomodo perché a casa si è meno stimolati, ma può essere anche un’occasione affinché i ragazzi mettano qualcosa di proprio. È quindi una opportunità per la scuola perché i ragazzi diventino protagonisti dell’apprendimento. Poi, quando tutto sarà finito, non potrà più ripartire identica a prima. Dovrà tenere conto dei cambiamenti messi in atto in questo periodo». 

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Parole chiave: scuola-a-distanza (1), adolescenti (24), rabbia (2), isolamento (5), socialità (3)