Termalismo: un documento del vicariato per il futuro del settore

Nel 2015 un importante contributo sul tema del termalismo è arrivato dal Vicariato, con un documento ancora attuale nelle sue chiavi di lettura dei problemi che sono di fronte alle comunità cristiane, a maggior ragione in un territorio come quello dei Colli in cui la scelta urbanistica ha privilegiato la fusione tra stabilimenti e abitazioni invece di separare i turisti dai residenti.

Termalismo: un documento del vicariato per il futuro del settore

«Le comunità cristiane – si legge nel documento – si sentono interpellate e coinvolte dalla profonda trasformazione in atto nelle attività termali. In primo luogo, perché una parte dei residenti e dei fedeli lavorano direttamente o indirettamente per il comparto termale. In secondo, perché i turisti termali, sempre più giovani e italiani, tendono a uscire dall’“albergo isola” in cui erano abituati a permanere gli anziani tedeschi. Escono, girano per il territorio, entrano nelle nostre chiese, partecipano alle nostre liturgie».

I numeri non sono irrilevanti: ad un calcolo approssimativo, circa il 15 per cento delle persone che trascorrono una vacanza alle terme va a messa, e le parrocchie del Sacro Cuore di Abano e di Montegrotto da molto tempo hanno fatto dell’accoglienza verso gli ospiti il tratto caratteristico delle celebrazioni eucaristiche domenicali, e molti ospiti delle terme fanno coincidere il periodo di relax con la riflessione personale, accostandosi alla confessione con una frequenza ben maggiore di quella dei parrocchiani.

Ma c’è anche un secondo versante che interpella le comunità cristiane, ed è quello educativo ed etico. «Nonostante tutte le trasformazioni in atto – ricorda il Vicariato nel suo documento – il termalismo rimane un servizio alla persona, spesso debole, talora malata e anziana. In ambiente termale essa cerca non soltanto fangoterapia, massaggi e acqua calda». Se si riducono i tempi dei servizi, se il rapporto umano cede il passo all’efficienza, se il coinvolgimento personale diventa complicazione e non ricchezza, ecco che si spreca una grande occasione. Ed ecco che emerge una domanda ineludibile: «Le comunità cristiane possono ignorare i valori che dovrebbero essere veicolati attraverso le attività termali? I cristiani che lavorano nel settore termale possono dimenticare che sempre e comunque la persona risulta centrale rispetto al tempo e al profitto? ». La risposta pare scontata, ed è un “no”. Tradurlo in pratica, è la vera sfida da affrontare.

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