Idee

Gesù nasce ancora perché la vita non può essere fermata, perché la vita è più forte delle regole, delle paure, delle cadute e delle ferite, perché la vita è più forte anche della morte e sarà proprio questo bambino a svelarcelo. Gesù nasce comunque, perché non esiste notte che non possa essere trasformata dalla Sua presenza. Non esiste buio che non possa essere rischiarato dalla luce di una stella giunta alla fine della ricerca, non esiste silenzio che non possa essere riempito da canti, non esiste solitudine che non possa essere abitata. Gesù è nato anche quest’anno, soprattutto quest’anno perché l’uomo possa riscoprire l’immenso amore del creatore che non ha paura di assumere la forma di uomo, ora, adesso, in mezzo alla pandemia, in mezzo all’isolamento, in mezzo alle paure

Chi crea presepi lo sa bene: ogni anno c’è sempre qualcosa di diverso. Una sorpresa inaspettata. Un’idea nuova o un ricordo che riaffiora. Così dal fondo di un armadio, torna alla luce la scatola di Natale, dove ogni anno, escono e rientrano i simboli del presepio. Una rinascita, che molto spesso conserva lo stupore infantile di riaprire quel mondo rinchiuso in una scatola, che può custodire le vecchie statue dei nonni, di papà e quelle più nuove dei nipoti di oggi.

Quale luce di speranza può venire da questo Natale inedito, sul quale incombono le tenebre di pandemia, disoccupazione, crisi sociale e incertezza del futuro?  "E' la luce che avvolse i pastori nella notte", dice al Sir p. Ermes Ronchi, rilanciando l'incoraggiamento degli angeli a non temere. "In stagioni desolate come la nostra è importante aggrapparsi a queste parole". "Se io credo che il filo della vita sia saldo nelle mani del Signore, può accadere di tutto ma io non posso temere", anche perché, aggiunge, "nel nostro Dna c'è il cromosoma di Dio". E sull'anticipazione della messa della notte: "Non si tratta di rievocare un istante ma un mistero".

Il missionario comboniano ha dato alle stampe un nuovo libro dal titolo accattivante: “Libera nos Domine. Sulla globalizzazione dell’indifferenza e sull’ignoranza dell’idiota giulivo”. Ovvero "il semplificatore, colui che divide lo scenario tra buoni e cattivi e a cui manca la capacità di comprendere la complessità del mondo inteso come villaggio globale”. Nel tempo del Covid, e oltre, occorre scommettere di nuovo su formazione, cultura, dialogo. "Alla comunità cristiana, come d’altronde a tutte le agenzie educative in campo, il compito di contrastare questo indirizzo promuovendo l’esercizio del pensiero, influenzato e illuminato, nella fede, dallo Spirito Santo"

La Chiesa durante l’anno esprime attraverso la simbologia della luce la forza della novità portata da Cristo. All’inizio della veglia Pasquale il cero, immagine della colonna di fuoco, guida il popolo nel buio verso l’altare, segno della presenza del Risorto. Nella notte di Natale la tenebra della sera è rischiarata dalla stella chiomata (kometes, dalla lunga chioma) che segna la nascita di Cristo. Con il suo bagliore guida alla grotta i viandanti di tutti i tempi, ieri pastori che vegliavano il gregge, oggi popolo che nel buio cerca, immagina, desidera la grande luce del Signore, sospinto dal desiderio irrinunciabile di senso che le cose della quotidianità non riescono a riempire

È il Signore che viene a visitarci, che viene a prelevarci dalle tenebre e dall’ombra della morte in cui sediamo, per ridirci chi siamo. È Lui che ci invita ad accogliere il suo amore, così che esso inabiti la solitudine di questo Natale, e ci permetta di vivere nella nostra carne il mistero della Sacra Famiglia, così minacciata e incerta in quel Natale. E la prova che siamo invitati a questa identificazione è lampante: proprio il 21 di questo mese è riapparsa la “stella di Betlemme”, cioè la congiunzione di Giove e Saturno, che allora guidò i Magi a quella grotta, e oggi invita noi, nei nostri attuali deserti, a raggiungere il Divino Infante in noi, così da bearci della sua luce soltanto

Condividere, fermarsi, interrogarsi... agire: per questo, ma anche per molto altro, può tornare utile a ciascuno di noi la "parola" che ogni settimana - da novembre - esce sulle pagine della Difesa. Ora raccogliamo tutte le parole, e ne attendiamo delle altre, dando vita a una sorta di vocabolario per guardare all'oggi, ma ancor di più al domani, con la consapevolezza che ne siamo protagonisti

Negli ultimi sette anni siamo riusciti a spendere appena il 40% dei finanziamenti europei già attivi e ora, con il Paese stremato dalla pandemia, non possiamo permetterci di perdere l'occasione storica che ci si presenta. Per la politica italiana è una sfida decisiva

Il Natale non esaurisce l’attesa di ciò che tutti speriamo: la fine della pandemia. E allora coltiviamo l’arte della pazienza per riappropriarci della fiducia smarrita per la frenesia del nostro fare continuo