Disabilità, coltivare l'orto per sperimentare l'autonomia

Un terreno di 1500 mq è diventato un progetto di formazione al lavoro per ragazzi con disabilità cognitive. Si chiama "Mille orti per la città" e lo hanno ideato Crescere insieme Odv e la coop Il Millepiedi di Rimini. Nel 2021 ha fornito verdura a 22 alberghi del territorio

Disabilità, coltivare l'orto per sperimentare l'autonomia

Un'area agricola di millecinquecento metri quadrati è diventato un progetto di formazione per ragazzi con sindrome di Down e con disabilità cognitive. Ideato dall'associazione Crescere insieme Odv e la cooperativa Il Millepiedi di Rimini, “Mille orti per la città vede impegnati una quindicina di ragazzi e ragazze, tra tirocini e laboratori, ha già permesso ad altri di iniziare un percorso di formazione lavorativa in alcune aziende della riviera romagnola e ad alcuni di sperimentarsi in un'esperienza abitativa autonoma. Da quest'anno, grazie alla collaborazione con Info Alberghi, il progetto ha fornito verdura a chilometro zero a 22 strutture ricettive del territorio.

Non vogliamo creare contadini ma sviluppare le capacità di relazione dei ragazzi all'interno di un ambiente lavorativo - spiega Sabrina Marchetti, presidente di Crescere insieme  - Affiancati da 2 educatori e da 2 agronomi, imparano a rispettare gli orari, a curare le piante e a sapere quando hanno bisogno di acqua, ad avere una figura superiore di riferimento, a stare a contatto con gli animali da cortile. Durante la pandemia, per loro è stato un momento di riscatto: vedere che il mondo si era fermato, ma la natura no”.

In Mille orti non si usano pesticidi, si evitano gli sprechi, si fa il compost con gli scarti organici e lo si usa insieme al letame degli animali come concime. Il terreno è stato lottizzato in orti da 50 metri quadrati che possono essere adottati da chi è interessato a sostenere il progetto, coltivandolo direttamente o affidandolo alle cure delle persone inserite nel progetto: al momento ci sono 35 orti coltivati da privati cittadini, 5 da hotel specifici e i 22 della convenzione con Info Alberghi. “Tra giugno e settembre, gli alberghi coinvolti, 18 a Rimini e 4 a Riccione, hanno ricevuto le cassette con la verdura prodotta a chilometro zero”, dice Marchetti.

Un progetto di vita

Crescere insieme nasce nel 2004 su iniziativa di un gruppo di genitori di ragazzi e ragazze con sindrome di Down e, in seguito, anche con disabilità cognitive. “Volevamo capire come mettere in piedi un progetto di vita per i nostri figli – spiega Marchetti – Per farlo abbiamo cercato di dividere le tappe della loro vita, partendo dalla diagnosi pre o post nascita per arrivare all'età adulta e al dopo di noi. Con l'obiettivo di sviluppare per loro un futuro di inclusione in cui non siano solo accolti ma si possano inserire, essendo autonomi”.

Il progetto di vita viene costruito fin dall'infanzia, attraverso i diversi passaggi scolastici, insieme a un'equipe multidisciplinare di cui fanno parte logopediste e neuropsicologi, e durante l'adolescenza con laboratori di socializzazione per capire, insieme agli educatori, quali sono le loro capacità, le loro passioni, quali i punti di forza, che cosa gli piace e cosa li gratifica.
“Mille orti si inserisce in questa fase – spiega la presidente – è un percorso che i ragazzi e le ragazze possono intraprendere, a partire dai 16/17 anni, se sono interessati e se hanno necessità di capire che cosa vogliono fare. È un passaggio di formazione. Anche se uno di loro ha scoperto di voler diventare proprio un contadino”.

Dalla terra all'azienda

Al momento in Mille orti ci sono 3 persone in tirocinio e 12 che frequentano il progetto come laboratorio, mentre in 4 sono usciti dall'orto e stanno facendo tirocini formativi come baristi, front office, camerieri, addetti all'accoglienza in aziende del territorio. “Tra i sostenitori del progetto ci sono, infatti, 4 alberghi che hanno adottato un orto e che poi hanno inserito altrettanti ragazzi e ragazze nel loro staff – spiega Marchetti – Il terreno è vicino al centro diurno e residenziale del Millepiedi e chi li frequenta può fare un laboratorio negli orti, un po' come se andasse a scuola, laboratorio che poi può anche diventare un tirocinio”. Ci sono anche ragazzi e ragazze che stanno facendo un'esperienza di vita autonoma e abitano da soli.
Nei ragazzi e nelle ragazze che seguono questi percorsi, la forbice tra il normotipo e il disabile si accorcia e si arriva a vedere adulti consapevoli di sé, di dove sono e dove vogliono arrivare – conclude Marchetti – Ci abbiamo impiegato 15 anni, ma ci siamo riusciti”.

Laura Pasotti

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)