Genova: un Hub di quartiere per stare vicini e fare comunità

Hub di quartiere e progetto Liberi tutti insieme: sono i due strumenti con cui Fondazione Auxilium, Cooperativa sociale Il melograno e associazione La staffetta stanno intervenendo per ridurre un divario – sociale ed educativo – che nel capoluogo ligure “isola la periferia proprio nel centro della città”. Le voci di Gigi Borgiani e di Claudio Pesci raccolte dal mensile di strada "Scarp de' tenis". L'articolo è pubblicato sul nuovo numero della rivista

Genova: un Hub di quartiere per stare vicini e fare comunità

Un luogo, un tempo, un bisogno, due strumenti. Il luogo è il centro storico di Genova, precisamente quella porzione che si snoda attorno alla direttrice via del Campo-via Pré, territorio di contrasti, fragile, problematico e ricco in umanità. Il tempo è quello sospeso del Covid che ha rinchiuso famiglie, già nel disagio prima della pandemia, in case piccole, spesso fatiscenti e scollegate dalla rete. Il bisogno è quello educativo: i figli di queste famiglie non hanno a disposizione strumenti informatici né connessioni adeguate. Hub di quartiere e progetto Liberi tutti insieme sono i due strumenti con cui Fondazione Auxilium, Cooperativa sociale Il melograno e associazione La staffetta stanno intervenendo per ridurre un divario che a Genova, ancora una volta, isola la periferia proprio nel centro della città.

Emergenza educativa. “Durante il lockdown – spiega Gigi Borgiani, direttore di Auxilium – ci è apparso subito chiaro che, accanto all’emergenza alimentare, bisognava offrire risposte a quella educativa, spesso incidente sugli stessi nuclei familiari. Facendo perno su Casa della giovane, il nostro servizio che opera nel centro storico, abbiamo dato vita all’Hub di quartiere, un punto di raccolta, snodo e consegna sul territorio non di merci ma di prassi e strumenti educativi, tra cui quelli digitali, che altrimenti non sarebbero mai giunti a quelle famiglie.

Attraverso il progetto Liberi tutti insieme proponiamo a chi lo desidera di aiutarci a sostenere economicamente questo nostro sforzo:

una prima donazione ci è giunta da una fondazione familiare, da anni vicina al nostro operato, grazie alla quale abbiamo acquistato i primi 15 tablet per altrettanti nuclei familiari, destinati alle esigenze didattiche dei figli. In tutto, vorremmo raggiungere almeno 25 famiglie”.

Non solo tablet. “È evidente che non si tratta solo di distribuire strumenti informatici – spiega Claudio Pesci, che per i tre enti coordina gli interventi dell’Hub –: le condizioni attuali li hanno resi necessari ma non possono sostituire la relazione educativa concreta: pur nei limiti imposti dal Covid, restano essenziali i momenti di ascolto e di relazione con le famiglie e il coinvolgimento in presenza dei ragazzi. Tuttavia questa pandemia ha posto due sfide nuove al nostro lavoro di educatori in relazione al digitale: non permettere che tanti bambini e ragazzi perdano il contatto con l’educazione e cogliere quel che di buono la tecnologia può aggiungere. Per questo stiamo lavorando su alcune risorse web aperte e collaborative, sulle quali educatori, volontari, bambini e ragazzi possono interagire sia in presenza che a distanza e che permettono di imparare giocando. L’Hub di quartiere ci offre la possibilità di realizzare quel tessuto digitale che oggi si rivela essenziale e che vorremmo restasse come valore aggiunto quando la pandemia sarà domata”.

Il ruolo dei giovani. L’Hub risponde ad una grande speranza: che il virus non ci lasci come prima ma ci stimoli a inventare nuove vie per ricostruire la comunità. “Ci sono tanti segnali – prosegue Pesci – che dicono come la lezione del Covid non sia stata appresa fino in fondo.

Noi vogliamo operare controcorrente, partendo proprio dai nostri fratelli più piccoli e per questo più fragili

che più di tutti rischiano di pagare il conto di questa circostanza, nel loro futuro”. Un’ultima annotazione: un ruolo fondamentale nell’Hub è svolto dai giovani che presso la Caritas diocesana di Genova stanno vivendo il servizio civile e l’Esca (Esperienza di servizio, comunità e animazione): nativi digitali e aperti al servizio rappresentano un valore aggiunto e una speranza da non disperdere.

Mirco Mazzoli

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Fonte: Sir