Pericolo, si affonda. Il pericolo di innalzamento dei mari con conseguente sommersione di alcune metropoli

Pare che la maggior parte delle città a rischio stia anche "affondando" a prescindere dall'avanzamento dei mari.

Pericolo, si affonda. Il pericolo di innalzamento dei mari con conseguente sommersione di alcune metropoli

Uno dei temibili effetti del riscaldamento globale è il progressivo scioglimento dei ghiacci polari, con conseguente aumento del livello dei mari. Ciò rappresenta una grave minaccia per le aree costiere, che rischiano di essere parzialmente erose dall’avanzare dell’acqua marina. Un pericolo, questo, ancor più grave – per ovvie ragioni – laddove ad affacciarsi sul mare siano delle grandi metropoli, che rischiano quindi di finire sommerse. Ma non basta. Secondo gli studiosi, c’è un altro problema che, sommandosi al precedente, tende ad accelerare un tale rischio: pare che la maggior parte di quelle città stia anche “affondando” a prescindere dall’avanzamento dei mari. Lo dimostra un recente studio (pubblicato su “Geophysical Research Letters”), coordinato da Pei-Chin Wu, oceanografo della University of Rhode Island, Kingston, (USA). Wu e i suoi colleghi, servendosi dei dati satellitari, hanno misurato i tassi di subsidenza (la subsidenza è il movimento della piattaforma continentale o del fondo marino, che tende ad abbassarsi sotto il peso dei sedimenti che gli si accumulano sopra) di 99 città costiere; i risultati ottenuti mostrano che molte di queste metropoli stanno affondando più velocemente di quanto sta aumentando il livello del mare.

La regione maggiormente colpita da tale fenomeno è al momento l’Asia, dove ampie aree in rapida urbanizzazione registrano un significativo aumento della domanda di acque sotterranee (o acque di falda). In particolare, la ricerca di Wu e del suo team mostra come a Giacarta, la popolosa capitale indonesiana (circa 11 milioni di abitanti), tra il 2015 e il 2020, la superficie si sia abbassata quasi 15 volte più velocemente dell’aumento medio globale del livello del mare; ciò fa di Giacarta una delle città del globo che stanno affondando più velocemente.

Va precisato che parte dello sprofondamento è legato a processi naturali, ma certamente le attività umane lo accelerano notevolmente. Come dimostra lo studio di Wu e colleghi, infatti, il motore principale dell’accelerazione della subsidenza è probabilmente l’estrazione delle acque sotterranee, poiché la popolazione della città in espansione mette più pressione sulle falde acquifere sotterranee per lavarsi, cucinare e igiene personale. Ma anche la produzione di petrolio e gas, oltre alle nuove costruzioni, contribuiscono significativamente ad aggravare il problema.

Oltre a Giacarta, altre quattro città in Asia – Chittagong, in Bangladesh; Tianjin, in Cina; Manila nelle Filippine; e Karachi, in Pakistan – stanno tutte cedendo rapidamente, mettendo complessivamente 59 milioni di persone a rischio di un aumento delle inondazioni e delle relative conseguenze. A Tianjin, una grande città portuale vicino a Pechino, i tassi massimi di subsidenza sono quasi 20 volte maggiori dell’aumento medio del livello del mare.

Di fronte a tale scenario, alcune città a rischio hanno cominciato ad adottare misure per contenere la subsidenza. Il governo dell’Indonesia, ad esempio, da qualche anno ha messo in atto nuovi regolamenti volti a ridurre l’estrazione delle acque sotterranee. Allo stesso modo, i funzionari di Shanghai, di Houston e della Silicon Valley (queste ultime due negli Stati Uniti), hanno adottato misure per migliorare la gestione delle acque sotterranee, mettendo così in evidenza l’importante ruolo che un’adeguata regolamentazione delle attività umane può svolgere nel contrastare la subsidenza del terreno dipendente da esse. Giacarta, tuttavia, sta ancora sprofondando in alcuni punti da 20 a 30 millimetri all’anno; perciò, il governo ha in programma di spostare la capitale in un porto marittimo sulla costa orientale del Borneo indonesiano, sollevando nuove preoccupazioni tra gli ambientalisti, dal momento che il suo sviluppo potrebbe risultare dannoso per le forniture di acqua e per gli ecosistemi naturali.

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Fonte: Sir