Redattore Sociale. Questi nostri venti anni in mezzo alle notizie

La cronaca che diventa storia, il racconto delle grandi e piccole vicende quotidiane, la scelta di far diventare “notizia” ciò che raramente lo diventa. Venti anni di impegno giornalistico vissuti giorno per giorno, fra intuizioni personali e lavoro comune

Redattore Sociale. Questi nostri venti anni in mezzo alle notizie

Venti anni sono un bel pezzo di vita. Un tempo non così ampio da catapultarci in un mondo totalmente diverso, ma certo non così breve da poter essere archiviato in qualche semplice e fugace ricordo. In venti anni si cresce, si cambia, si matura. E’ un arco di tempo che incide, e la portata di quest’azione è per ognuno di noi esperienza concretissima: è sufficiente una vecchia foto per riportarci a come eravamo e a farci ammettere quanto sia diverso pensare noi stessi a 20, a 40 o a 60 anni di età.

Qualcosa di simile accade per le imprese collettive, che sotto uno stesso nome condiviso vivono a partire dall’azione dei singoli. Sono attività che si nutrono (anche) di intuizioni personali, le quali sono e restano fondamentali, ma che hanno bisogno per camminare davvero ogni giorno di sinergia e di coesione fra tutti coloro che le animano. In questo percorso a volte i protagonisti cambiano, a volte restano gli stessi, ma il progetto riesce ugualmente a procedere, a maturare, a perseverare quando si trova davanti difficoltà rilevanti, a cambiare quando è necessario farlo.

Nei venti anni di storia di Redattore Sociale – il suo primo lancio fu trasmesso in rete il 21 febbraio 2001 – c’è tanto di questo: ci sono le accelerazioni e le frenate, gli arrivi e le partenze, gli slanci e i dubbi, i momenti di tensione e i momenti di calma apparente. Il nostro archivio storico sta là a testimoniare quante, ma soprattutto quali, sono state le notizie trasmesse in questi 20 anni: si sono analizzati i fenomeni sociali e le loro tendenze, si sono raccontate storie ed esperienze, si sono incontrate persone, ci si è imbattuti in avvenimenti inattesi o in fatti invece facilmente prevedibili. Abbiamo raccontato la cronaca, e in alcuni casi la storia, da un altro punto di vista, il nostro e quello di coloro a cui abbiamo dato voce. E abbiamo contribuito a dare dignità di notizia ad un’infinità di accadimenti che per tutti sarebbero altrimenti passati inosservati. Avremo presto modo di ripercorrere, in piccolo, quanto è successo in questi due decenni, ma fin da ora diciamo il nostro grazie alle tante persone che abbiamo incontrato, a coloro che ci hanno letto, a quanti ci hanno aiutato, a chi ci ha sostenuto e continua a farlo.

Per un’agenzia di informazione, o se preferite per un quotidiano on line, la redazione è il cuore pulsante a cui si deve il racconto giornalistico che ogni giorno giunge in rete. Guidata a lungo da Stefano Trasatti, poi da Carla Chiaramoni, e ora da chi scrive queste righe (e i nomi dei direttori valgano a includere idealmente tutti coloro che ad ogni titolo e in ogni momento hanno fatto parte dell’avventura), la redazione di Redattore Sociale vede al suo interno volti, voci, storie e sensibilità diverse, come diverse sono le sfaccettature della nostra società. Nel vivere un gruppo importanti sono i momenti cruciali, ma a venire in mente sono anche i mille rivoli della quotidianità: la bonaria “lotta” con gli uffici stampa per questo o quel comunicato; il reciproco rapporto di rispetto con questo o quel politico; la protervia di questo o quel portavoce che - evidentemente poco conscio del fatto che i governi passano – una volta messo piede nel Palazzo crede di poter ergersi a decisore di ciò che tu puoi o non puoi scrivere; le folli richieste di alcuni colleghi di altre testate, alla ricerca di qualche particolarissimo caso umano da portare in tv. Su tutto questo si potrebbe scrivere un intero libro, e forse un giorno lo faremo anche. Nel frattempo, visto che l’attualità e la vita forniscono ancora infiniti spunti, per quel che dipende da noi intendiamo continuare a dare notizie: puntuali, verificate, precise. Faremo la nostra parte, anche oltre questi nostri primi vent’anni.

Stefano Caredda

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)