In centinaia si sono ritrovati nella piazza centrale della capitale belga divenuta luogo del ricordo tra fiori, scritte coi gessetti colorati e candele.
La sfida dell'Isis al mondo
Intervista con monsignor Jozef de Kesel, presidente dei vescovi belgi e arcivescovo di Malines-Bruxelles dopo gli attentati che hanno seminato morte e terrore nel cuore dell'Europa. Alle 12 la città si è fermata per un minuto di silenzio in memoria delle vittime e le campane delle chiese e delle cappelle di tutto il Paese hanno suonato a morte. Un segno della profonda tristezza che attraversa oggi il Paese ma anche un messaggio di speranza. «La città non può morire così».
La capitale belga presa di mira come simbolo di una certa idea di Europa, che risponde al progetto dei padri fondatori, fatto di convivenza, democrazia e diritti. Il terrorismo invece semina paura per raccoglierne i frutti: odio, divisioni, nuovi muri, guerre. Il Vecchio continente oggi è alla prova.
E' stato il primo ministro Charles Michel a confermare che si è trattato di un attacco terroristico. Poi è arrivata la rivendicazione dell’Is. Intervista a Leandro Di Natala del Centro europeo di studi sulla sicurezza (Esisc): "Se è possibile che in futuro ci siano altri attacchi come quello di Parigi e Bruxelles? La risposta è sì, è possibile"
Il segretario generale della Conferenza episcopale italiana condanna gli attentati e critica i muri e i fili spinati
Mostra un jihadista dell'Isis che sbuca dal lato nero della bandiera belga.
Fondazione Migrantes: «La sicurezza oggi non è a rischio per l’arrivo di persone che hanno visto le loro case e la loro vita distrutta da bombardamenti e da violenze, ma da un terrorismo irrazionale». Il deputato Pd, Khalid Chaouki: «Musulmani offesi per la bestemmia che viene fatto in nome del loro Dio»
Stefania Piccinelli, cooperante del Gruppo di volontariato civile, si trova a Bruxelles per seguire il vertice europeo sui migranti. «Sentiamo le sirene, e se guardo fuori dalla finestra vedo pochissima gente in giro e tanti elicotteri sopra le nostre teste».
Un messaggio di scuse per gli attentati terroristici a Bruxelles, direttamente dal campo profughi di Idomeni
Il presidente del Veneto chiede tolleranza zero nella lotta al terrorismo e invoca severi provvedimenti
Matteo Lazzarini, veneto, ma da anni residente a Bruxelles, questa mattina è andato a lavoro senza prendere la metro che passa dalla fermata Maelbeek, luogo di una delle tre esplosioni e vicino ai palazzi delle istituzioni europee. «Fino a questa mattina, la gente non aveva paura».
Il presidente del Consiglio europeo condanna gli attacchi a Bruxelles e chiama l'Unione europea a rimanere unita e solidale per sconfiggere la paura del terrorismo. Costernazione e angoscia da parte dei vescovi del Belgio, mentre dalla Comunità ebraica italiana arrivano messaggi di vicinanza
Al momento, il ministro degli Esteri, Gentiloni, parla di italiani feriti coinvolti negli attentati; Tajani, vicepresidente del Parlamento europeo, consiglia invece ti utilizzare i telefoni di casa perché le linee sono intasate
Non c’è guerra “giusta” per il buon motivo che quasi sempre le ragioni della guerra sono, quasi tutte, inconfessabili. Per questo esiste, ed è sempre più forte, la propaganda. Non c’è più spazio per l’unica strategia (se mai è stata tale) cinicamente “vincente” in questi 70 anni: e cioè mantenere sempre la guerra nella regione, ad alta o bassa intensità, giocando gli avversari gli uni contro gli altri, ribaltando alleanze, mescolando le carte del petrolio e delle trattative di pace.
Sharif Lorenzini è vice presidente e portavoce del Cismi (Consiglio islamico supremo dei musulmani in Italia) e vicepresidente del Csi (Consiglio supremo dell’Islam in Italia).
La proposta: “Costituire dei gruppi di controllo che possano monitorare le attività delle comunità e individuare persone che possano portare semi negativi all’interna della società tutta. Nel caso in cui trovassimo queste persone cercheremo inizialmente di redarguirle moralmente, e se ciò non dovesse bastare segnaleremo i loro dettagli alle autorità competenti e le denunceremo”.