Salmo 34. Impariamo a lodare il Signore sempre, in ogni momento e ogni luogo

Proviamo ad immaginare se ogni mattina la nostra famiglia si riunisse in cucina, mentre si fa colazione e ripetesse insieme questo verso iniziale del salmo.

Salmo 34. Impariamo a lodare il Signore sempre, in ogni momento e ogni luogo

“Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode” (v. 1) Il Salmo 34 inizia con un proposito al futuro, ma la cui frequenza è “in ogni tempo”. Un invito da non lasciare cadere mai, eppure del tutto non scontato! Diciamocelo apertamente: noi non lodiamo affatto il Signore sempre, ma neanche spesso; è già tanto se ci riusciamo qualche volta! Riusciamo a lodare Dio quando le cose ci vanno bene, o meglio: quando ci pare che le cose vadano bene o proprio come noi desideriamo. Succede anche frequentemente che non vi siano problemi gravi in famiglia, né guai di salute, né questioni economiche o di lavoro, ma noi non percepiamo affatto che tutto questo sia Grazia, mentre ci raggomitoliamo in uno grigio e affaticato camminare con lo sguardo basso! Svegliarsi, svegliarsi tutti la mattina, essere uniti come coppia e coi figli e andare ciascuno a scuola o alla sua attività non sono cose che possiamo trascinare senza una gratitudine costante, una riconoscenza umile, ma consapevole. Proviamo ad immaginare se ogni mattina la nostra famiglia si riunisse in cucina, mentre si fa colazione e non la si trangugia in piedi ciascuno per conto suo e in un attimo, solo un attimo di raccoglimento, ripetesse insieme questo verso iniziale del salmo? Forse la giornata assumerebbe una direzione diversa, non sarebbe magicamente priva di difficoltà, ma si arriverebbe a sera con più probabilità di avere magari il corpo spossato, ma il cuore pacificato. “Io mi glorio nel Signore: i poveri ascoltino e si rallegrino. Magnificate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome. Ho cercato il Signore: mi ha risposto e da ogni mia paura mi ha liberato” (vv. 3-5). Chi non ha paura, le sue paure, quelle che sono solo sue e che gli sembra di non riuscire a condividere con nessuno? Ebbene Dio libera anche da quelle, perché – come dice un canto tradizionale – “è vero amico solo Lui”. “Guardate a lui e sarete raggianti, i vostri volti non dovranno arrossire. Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo salva da tutte le sue angosce” (vv. 6-7). Ancora il riconoscimento che sì, abbiamo tante angosce, ma se sappiamo chiedere aiuto con umiltà, se ci riconosciamo “poveri”, cioè bisognosi di Lui, non dovremo vergognarci e arrossire, ma anzi il Signore farà risplendere il suo volto su di noi e saremo raggianti, i fratelli ci potranno riconoscere, sapranno che viviamo una speranza che non viene da noi. “Gustate e vedete com’è buono il Signore; beato l’uomo che in lui si rifugia […] nulla manca a coloro che lo temono […] a chi cerca il Signore non manca alcun bene” (vv 9-11). Ecco l’atteggiamento della lode che ritorna; con un’immagine divenuta diffusissima nella spiritualità cristiana, il salmista descrive la gioia del riconoscimento della bontà del Signore come qualcosa che si può gustare, ovvero percepire con i sensi “spirituali”. È chiaro, inoltre, che tutta la tradizione ha potuto prefigurare in questa sinestesia fra il gusto e la vista una profetica anticipazione di quanto possiamo oggi vivere attraverso l’esperienza della comunione eucaristica, quando mangiando il pane e il vino, assumiamo il corpo e il sangue di Cristo. Forte di questo nutrimento spirituale, la famiglia cristiana può far suoi i versi sapienziali con cui il salmo prosegue, quasi una sorta di piccolo vademecum di padre in figlio: “Venite, figli, ascoltatemi: vi insegnerò il timore del Signore. Chi è l’uomo che desidera la vita e ama i giorni in cui vedere il bene? Custodisci la lingua dal male, le labbra da parole di menzogna. Sta’ lontano dal male e fa’ il bene, cerca e persegui la pace” (vv 12-15). Il giusto ama e cerca il bello e il buono e lo persegue soprattutto con l’onestà e la temperanza, orientato verso una pace che prima di tutto nasce nel suo cuore e poi nei rapporti con i fratelli. “Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato, egli salva gli spiriti affranti. Molti sono i mali del giusto, ma da tutti lo libera il Signore. Custodisce tutte le sue ossa: neppure uno sarà spezzato”. Ancora un riferimento che poi ritroveremo sulla croce quando a Gesù non viene riservata la prassi di spezzare le gambe per assicurarsi della morte, ma soprattutto una reiterata fiducia che anche nella prova più profonda, Dio – pur misteriosamente – non ci fa mancare la sua presenza. “Non sarà condannato chi in lui si rifugia” (v. 23). Signore, anche solo al tramonto della vita, se non fossimo riusciti a fidarci fino in fondo di te ben prima, concedici di credere che tu sei venuto per salvarci, non solo per giudicare i nostri peccati. I componenti di una famiglia che si rifugia in te non potranno essere delusi, in qualunque momento tu busserai alla loro esistenza, apriranno le braccia contemplando la tua venuta.

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Fonte: Sir