Inchiesta su morti nelle Rsa: nelle carte tutti gli elementi per andare a processo

L'associazione degli anziani morti per covid-19, Felicita, si oppone alla richiesta di archiviazione dell'inchiesta sulle condotte dei vertici della storica struttura milanese

Inchiesta su morti nelle Rsa: nelle carte tutti gli elementi per andare a processo

Altro che richiesta di archiviazione, il processo ai vertici del Pio Albergo Trivulzio (Pat) di Milano si può fare: nelle carte della Procura ci sono tutti gli elementi per il rinvio a giudizio. È quanto sostengono i parenti degli anziani morti di Covid-19 nella grande e storica struttura milanese. Che pertanto presenteranno nei prossimi giorni l'atto di opposizione alla richiesta di archiviazione presentata dalla Procura. “Da una semplice lettura degli atti emerge un quadro ben diverso da quello che ci si aspetterebbe” visto che chi ha fatto le indagini, ossia la Procura, ne chiede l'archiviazione. Dalle carte, anche se non ancora tutte a disposizione delle parti civili, emerge infatti un quadro di presunte omissioni e negligenze del Pat: dalla mancata adozione delle più elementari misure per evitare o contenere il contagio, alla sottovalutazione del rischio, all'atteggiamento, soprattutto nelle prime settimane della pandemia, di voler nascondere il rischio contagio per non spaventare gli anziani ricoverati.

“C'è stato poi un atteggiamento ostruzionista nei confronti di chi, all'interno del Pat, osava adottare autonomamente le basilari misure preventive”, spiega Alessandro Azzoni, presidente dell'associazione Felicita.

E per dimostrate che il processo si può fare, il presidente cita alcuni passaggi della richiesta di archiviazione della Procura. “La direzione del Pat -scrive la Procura- si è opposta, ancora nei primi giorni di marzo, all'utilizzo di mascherine come misura di protezione spontaneamente adottata dal personale di alcuni reparti”. Inoltre, “I lavoratori del Pat sono stati informati e non formati”, tanto che “gli operatori con minore formazione di base e con maggiore contatto con gli ospiti sono anche quelli con la percentuale maggiore di positività al tampone”. Al Pat sono stati trasferiti alcuni pazienti di altri ospedali per decongestionarli, ma “non sono stati testati” all'ingresso e in seguito tre sono risultati positivi.

Nonostante queste e altre negligenze accertate dalla indagini della Guardia di Finanza, la Procura ha chiesto l'archiviazione perché non è dimostrabile il nesso causale tra queste condotte omissive e il numero dei contagiati. “Con la richiesta di archiviazione, la giustizia pare essersi mossa nella direzione di una resa totale giustificata in nome di una fatalità inevitabile, la pandemia come forza maggiore rispetto alla possibilità di risposta e agli obblighi di prevenzione del rischio da parte dei singoli responsabili - conclude Alessandro Azzoni-. Noi parenti rifiutiamo di non ricevere risposta alla domanda di giustizia. Non possiamo accettare che questa verità storica (le negligenze del Pat, ndr) non passi attraverso il dovuto vaglio giuridico, con la celebrazione di un processo colto a raggiungere anche una verità processuale che consenta di individuare le responsabilità individuali connesse a quanto accaduto”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)