Terra terra - Antonio Gregolin

La primavera, col suo esplodere di colori e odori, invita a riscoprire il gusto di uscire, senza farsi imprigionare da palinsesti al limite della decenza.

Tra mille problemi, attentati alla salute, truffe, false promesse, facciamo quotidiana esperienza di quanto il nostro cammino terreno sia accidentato. Ricordarcelo ci aiuta a ritrovare le cose essenziali.

Caduto il tabù della merce buttata perché in scadenza, piccoli significativi passi si stanno compiendo verso una coscienza sempre più sviluppata in termini di risparmio e spreco. Il cosiddetto “bancale della roba brutta”, la merce imperfetta come frutta e verdura, ha ormai preso piede in ogni punto vendita alimentare. Sacchetti di cibo in scadenza, venduti e svenduti a prezzi ammiccanti che attirano tutta la mia simpatia, e vi spiego il perché!

Lo smog ci ammazza, lo vediamo e lo sappiamo tutti!
Ma se non bastasse questa notizia da “giornata dei morti”, questo nostro inferno terreno viene alimentato da roghi concertati ad arte che mandano in fumo migliaia di ettari, incenerendo ogni speranza sul nostro futuro.
Ebbene sì, mentre noi guardiamo sconsolati in televisione il fuoco che divora i boschi, è come se vedessimo una nostra radiografia polmonare.

Nella società del “se”, del “ma” e “sì, ma però…”, abbiamo la certezza di  sapere molte più cose di quante se ne sapessero qualche decennio fa. Per questo vien troppo facile dire che siamo una società tecnologicamente abilis – mai nella storia, l’umanità ha avuto mezzi tanto potenti ed efficaci – ma continuiamo testardamente a rifiutare di compiere scelte responsabili e sapienti.

L’eco del Cantico , con la potenza del suo inno a «sora morte corporale» travalica i secoli fino ai nostri giorni, alla nostra stessa vita, donandoci parole che pesano ancor di più su una società come la nostra, impegnata con ogni mezzo possibile a “mascherare” e esorcizzare quella morte che non sappiamo più accogliere come punto d’arrivo e culmine del ciclo naturale della vita.

Il 25 agosto scorso ricordate cosa si è celebrato a Padova? Non sforzatevi troppo, perché nessuno ha fatto festa o vi ha invitato. La scusa potrebbe essere che si rimembrano i giorni felici, mentre quelli infausti si scordano. Tutto vero, com’è vero che quell’ultimo venerdì d’agosto, mentre molti padovani gustavano ancora il sapore di vacanza, l’urbe patavina superava i 50 giorni dall’inizio dell’anno di sforamento del limite giornaliero dell’ozono stabilito dalla legge, che non deve andare oltre i 25 giorni dell’intero anno. 

L'incredibile silenzio che ha accompagnato l'addio a Roberto Bassi, di Lugo di Vicenza, moderno Marco Polo, che nel 1971 percorse a piedi gli 11 mila chilometri che separano Roma e Tokio perché non venisse dimenticata l'impresa dell'aviatore thienese Arturo Ferrarin. "Solo silenzio che di certo dice tutto sul nostro senso etico di “rendere omaggio”. I veneti moderni sono anche questo: silenti davanti a tutto e tutti, anche quando è il “bene” a mostrarsi. Anche allora preferiscono non dire. Non ricordare. Non riconoscere un merito conseguito sul campo, che per noi diventa un demerito storico e cronico".

“Iper-super-mega” indicano quasi sempre il mercato passato dalla storica piazza al centro commerciale con tanto di aria condizionata per tutti. Se ribaltassimo i prefissi potremmo invece trovarci come conseguenza: l’iper-consumo. Il super-sfruttamento delle risorse. E per quanto riguarda il Veneto (ma il è problema nazionale), il mega-consumo del suolo.

La vera festa di riconoscenza verso chi ci ha dato alla luce è ogni giorno e resta nel cuore. La riflessione di Antonio Gregolin parte dalla notte dei tempi e affonda la sua verità nel quotidiano materno che ci accompagna.

Siamo noi il clima e paesaggio. Noi che lo viviamo e subiamo. Noi che lo modifichiamo. Noi che ci nutriamo. Inscindibile dai cambiamenti climatici è l’attività umana, come la scienza ormai acclara inconfutabilmente.