L come laicità. La laicità libera da ogni ideologia

Trovare il senso della vita è “cosa” di Dio. Il bene comune è dello Stato. Illustrazione di Gloria Bissacco

L come laicità. La laicità libera da ogni ideologia

In un passaggio del discorso rivolto al Parlamento, prima di dimettersi da premier del governo giallo-verde, Giuseppe Conte ha stigmatizzato il ricorso dei politici ai simboli religiosi con queste parole: «Nella mia valutazione questi comportamenti non hanno nulla a che vedere con il principio di libertà di coscienza religiosa, piuttosto sono episodi di incoscienza religiosa, che rischiano di offendere il sentimento dei credenti e, nello stesso tempo, di oscurare il principio di laicità, tratto fondamentale dello Stato moderno».

laicità

Non voglio soffermarmi sull’ostentazione dei simboli cristiani da parte dei politici, ma piuttosto sul principio di laicità, giustamente citato dal premier come fondamento dello Stato moderno.
La storia ci ricorda come, in Occidente, il rapporto tra politica e religione – tra Stato e Chiesa – non è mai stato idilliaco. Entrambi, come degli innamorati burrascosi, si sono reciprocamente sedotti e abbandonati, ma incapaci di vivere l’uno senza l’altro. In questo rapporto tempestoso che si protrae da secoli, il potere politico ha cercato la sua legittimità dall’autorità religiosa e la Chiesa spesso si è lasciata assorbire dallo Stato, che l’ha trasformata in organo deputato a gestire la sfera religiosa.

Anche se il primo a usare il termine Stato di diritto è stato il giurista e uomo politico tedesco Robbery Von Mohl, nel 1833, volendo definire con questo termine quel tipo di Stato risultato dalla sua sottomissione al Diritto e non a un’ideologia o alla religione, sappiamo che c’è un insegnamento di Gesù che separa i due ambiti, quello secolare da quello religioso.

«Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio» (Mt 22,21) mette fine alla divinizzazione del sovrano. Gesù «afferma che occorre dare a Dio quello che è di Dio, condannando implicitamente ogni tentativo di divinizzazione e di assolutizzazione del potere temporale» (Compendio della dottrina sociale della Chiesa, n. 379).

A partire da questo insegnamento, i primi cristiani si sono spesi perché questa separazione rimanesse tale e da lì sorgesse quel principio di laicità su cui si fonda lo Stato moderno. Questo, però, non deve essere inteso come una semplice equidistanza da tutte le religioni, senza sposarne nessuna. Laicità è la possibilità data a ogni persona di realizzare pienamente la propria libertà di cittadino, indipendentemente dal credo che professa.

È la liberazione da ogni forma di ideologia politica e religiosa – perché anche la religione può diventare ideologia – che proclama una salvezza secolarizzata: la salvezza viene dalle sole forze umane. Liberazione da un potere inteso come onnipotente che pretende di realizzare ogni desiderio umano: dare senso alla vita, felicità, benessere spirituale e morale, gioia, pace, serenità... In questi casi Cesare sconfina nell’ambito di Dio e quando pretende di comprendere la totalità dell’esistenza umana, diventa totalitario e assoluto.

Trovare il senso della vita, il suo perché, rientra nell’ambito della religione, di Dio. Lo scopo di uno Stato laico è realizzare il Bene comune, rimanendo nell’ambito del possibile, lasciando a Dio la volontà di realizzare l’impossibile.

Laicità dello Stato, per concludere, significa far rientrare la riflessione politica nell’alveo del razionale e del reale, creando spazi in cui sia data la possibilità a chiunque di confrontarsi con le convinzioni degli altri, in un autentico spirito di ricerca, apertura e umiltà nel rivedere anche le proprie opinioni.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)