Chiesa nel mondo

“Non girare lo sguardo e non passare oltre” ma comportarsi come il “Buon Samaritano” che si chinò sul viandante ferito e bisognoso e se ne prese cura. Alla vigilia della Colletta per la Terra Santa, che si celebra tradizionalmente il Venerdì Santo, a lanciare un appello alla generosità è il prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, card. Leonardo Sandri.

Papa Francesco ha dedicato l'udienza di oggi al triduo pasquale, che comincia domani. "Quando andiamo a Messa è come se andassimo al Calvario", il commento al Giovedì Santo. "Non dimenticare i tanti, troppi crocifissi di oggi", l'invito per il Venerdì Santo. A braccio, il Papa si è soffermato sull'episodio delle guardie davanti al sepolcro che, pur avendo visto il Risorto, hanno taciuto, perché sono stati pagati. "Chi serve il denaro è contro Dio"

Un’altra Pasqua senza messe in presenza di fedeli, o con una partecipazione assai ridotta, in molte zone dell’America Latina. Ma anche con originali iniziative per ricordare le vittime del Covid-19 e per valorizzare la preghiera in famiglia. Se dodici mesi fa l’impossibilità di assistere all’eucaristia era generalizzata, praticamente in tutto il continente, ora la situazione è a macchia di leopardo, ma quasi ovunque, nella migliore delle ipotesi, la partecipazione è fortemente ridotta. È il caso, per esempio, di Guadalupe, a Città del Messico. Nel maggior santuario del mondo le celebrazioni potranno tenersi in presenza ma con molte limitazioni e senza grossi numeri, dato che la capitale messicana si trova in questo momento in “zona arancione”. Anche in Cile i vescovi hanno chiesto e ottenuto di non chiudere le chiese. Ma alle Messe possono assistere pochissime persone. Apertura con molte restrizioni in Venezuela, in Colombia, in gran parte dell’Argentina. Pasqua viene vissuta “in presenza” a Manaus, capitale dell’Amazzonia brasiliana, tra gennaio e febbraio emblema mondiale della pandemia fuori controllo. Ma senza fedeli in gran parte del Brasile, a cominciare dal santuario nazionale di Aparecida. In Perù le Messe in presenza ci sono state fino alla Domenica delle Palme. Ma non ci saranno fedeli durante le celebrazioni del Triduo e della domenica di Risurrezione.

C’è la sofferenza di nonna Luisa e il conforto della nipote Chiara. C’è la morte in un incidente stradale del ventenne Patrizio e il dolore della madre Giovanna. Poi c’è il matrimonio di due infermieri, Gabriele e Annarita, e la nascita del piccolo Alessandro, quale segnale di resurrezione. È una Via Crucis che dà voce a tante storie quella che sarà trasmessa on line stasera alle 21, sul canale Youtube della Pastorale giovanile. Le meditazioni che accompagnano le quattordici stazioni sono a cura di monsignor Paolo Ricciardi, vescovo ausiliare di Roma, delegato per la Pastorale della salute. Il vescovo ha attinto alla sua esperienza nei vari ospedali della Capitale, testimoniando le tante passioni vissute. Per la seconda Pasqua in tempo di pandemia, il messaggio non può che essere di speranza: “Se crediamo che Cristo è risorto non dobbiamo dire che tutto andrà bene ma che è già andato tutto bene”.

La Pasqua in Nigeria e in Siria, nelle comunità cristiane sotto scacco dei terroristi di Boko Haram e dei jihadisti di Tahrir al-Sham. Accomunate dalla paura di attentati, rapimenti, discriminazioni e abusi di vario genere, costrette a vivere la fede all’interno delle loro chiese e delle loro case, alla paura rispondono con il coraggio della fede. La certezza è che “non esiste vittoria senza sofferenza e non c’è Sepolcro vuoto senza Calvario”. Vivranno la Pasqua “come pecore in mezzo ai lupi, prudenti come i serpenti e semplici come le colombe”

Sono passati poco più di tre mesi dal sisma che il 29 dicembre scorso ha colpito la Croazia. Il Sir ha intervistato mons. Vlado Košić, vescovo della diocesi di Sisak, nel cui territorio insiste la gran parte del cratere sismico, per capire come la popolazione sta reagendo al terremoto e soprattutto come si appresta a vivere la Pasqua. Sono migliaia gli sfollati che vivono in alloggi provvisori e decine le chiese inagibili e ridotte in macerie.

“Quest’anno sarà di nuovo una Pasqua un po’ speciale in Mongolia, perché siamo costretti a non utilizzare i nostri luoghi di culto”, le parole di mons. Giorgio Marengo, vescovo cattolico e missionario italiano, prefetto apostolico di Ulan Bator, la capitale della Mongolia, che in un video indirizzato al Sir spiega come per motivi di salute pubblica le chiese sono ancora chiuse.

Riconoscere la dignità dei nostri figli vuol dire anche saperli donare al mondo.

L’accoglienza, l’amore, la stima, il servizio molteplice ed unitario – materiale, affettivo, educativo, spirituale – per ogni bambino che viene in questo mondo dovranno costituire sempre una nota distintiva irrinunciabile dei cristiani, in particolare delle famiglie cristiane: così i bambini, mentre potranno crescere «in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini» (Lc 2,52), porteranno il loro prezioso contributo all’edificazione della comunità familiare e alla stessa santificazione dei genitori.

Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, n.26, 22 novembre 1981