Senza frontiere: voci dall'Europa

La pandemia di COVID-19 ha messo sotto estrema pressione il settore sanitario dell’Europa. L’Unione europea sta mobilitando 3,08 miliardi di euro per aiutare i sistemi sanitari nazionali a far fronte al coronavirus e fornire assistenza medica ai pazienti che ne hanno bisogno. Un gruppo di esperti monitorerà gli sviluppi della situazione in stretta collaborazione con le autorità sanitarie nazionali, le organizzazioni internazionali e le ONG. 

Nella sessione plenaria straordinaria di ieri 17 aprile, il Parlamento europeo ha approvato con procedura d'urgenza il pacchetto "Iniziativa d’investimento in risposta al coronavirus Plus" (CRII+), proposto dalla Commissione europea il 2 aprile scorso. I deputati hanno adottato misure aggiuntive per permette che i fondi UE siano disponibili immediatamente e con una flessibilità eccezionale per combattere la pandemia COVID-19.

Dopo tre lunghe giornate di negoziazione è stato raggiunto un primo accordo su come l’Ue interverrà per aiutare i cittadini europei colpiti dalla crisi sanitaria ed economico-sociale causata dalla pandemia di Covid-19. Come dobbiamo valutare l’accordo? Il bicchiere è mezzo pieno oppure mezzo vuoto? Ci aiuta a capire l'analisi di Edoardo Ongaro, docente di Public Management - Open University del Regno Unito che pubblichiamo di seguito.

Con la quarantena e l’isolamento di tantissime persone gli acquisti online sono in forte crescita. Mentre cerchiamo di proteggerci dal virus, alcuni commercianti sfruttano il clima di ansia causato dalla pandemia per vendere cure false o prodotti che sarebbero in grado di prevenire il contagio a prezzi altissimi.

Solidarietà concreta ai cittadini.  Questa è la linea del Parlamento europeo espressa dal Presidente David Sassoli sia con le parole che con gli atti: «I governi e i cittadini devono avere fiducia nella forza dell’Europa che ci ha accompagnato in settant’anni di pace e di collaborazione. Ed oggi più che mai dobbiamo investire sul nostro futuro comune»

Le istituzioni europee sono al lavoro per contrastare la diffusione del coronavirus e sostenere i paesi europei che hanno bisogno di attrezzature mediche. L’Unione europea sta anche lavorando a più lungo termine, per mitigare gli effetti sociali e economici della crisi. Ecco 10 cose che l’UE sta facendo per l’emergenza di COVID-19.

Cento miliardi. È questa la cifra che la Commissione europea intende raccogliere con dei bond per prestarli agli Stati membri perché possano finanziare le misure di ammortizzatori sociali necessarie alle aziende in crisi a causa dell’epidemia di coronavirus per non licenziare i propri dipendenti.

Secondo l’ultima relazione pubblicata dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, nel 2018 13.6 milioni di persone sono state costrette a lasciare il proprio paese a causa di persecuzioni, conflitti o violenze, facendo salire il numero totale di sfollati e profughi nel mondo alla cifra record di 70.8 milioni. L’84% dei rifugiati in tutto il mondo è accolto da regioni in via di sviluppo. In Europa intanto le richieste di asilo sono scese drasticamente passando dal milione e 250 mila richieste del 2015 alle 581mila del 2018.

La commissione per i problemi economici e monetari ha interrogato Paolo Gentiloni, candidato italiano per il portafoglio economico. I coordinatori dei gruppi politici della commissione parlamentare si riuniranno entro 24 ore per valutare le prestazioni del Commissario designato Gentiloni.

L'Europarlamento ci riprova e coinvolge la Commissione sul tema della non brevettabilità dei prodotti ottenuti da processi essenzialmente biologici quali: piante, sementi, caratteristiche autoctone e geni, considerando che la selezione vegetale è un processo innovativo, che è stato praticato dagli agricoltori e dalle comunità agricole sin dalla nascita dell'agricoltura, e che le varietà e i metodi di riproduzione non brevettati sono importanti per la diversità genetica. E non possono dipendere dalla volontà - meglio dalla proprietà - di un singolo per cui le 

Questo semestre è la Finlandia a ricoprire il ruolo di presidenza nel Consiglio dell’Unione Europea. Con il motto “un’Europa sostenibile, un futuro sostenibile” la Finlandia ha indicato quattro priorità: “consolidare i valori comuni e lo stato di diritto”, “rendere l’UE più competitiva e socialmente inclusiva”, “rafforzare la posizione dell’UE come leader mondiale nell’azione per il clima” e infine “proteggere globalmente la sicurezza dei cittadini”. Inoltre, la Finlandia deve  integrare anche le priorità dettate dall’agenda strategica 2019-2024 nei lavori portati avanti dal Consiglio dell’UE.

Rinnovato il Parlamento, rinnovati anche i gruppi politici che raccordano le politiche dei vari partiti. L’Europarlamento è formato da gruppi, simili ai partiti politici delle assemblee legislative nazionali e attualmente sono presenti sette gruppi a cui si aggiungono 57 deputati non iscritti o indipendenti. Per poter operare un gruppo deve essere costituito da almeno 25 deputati provenienti da 7 diversi paesi UE. I gruppi discuteranno, esamineranno e plasmeranno la politica europea dei prossimi cinque anni.

Cresce la percezione positiva dell’Ue fra i cittadini europei, rimane elevata la fiducia nella moneta unica, il cambiamento climatico si impone fra le preoccupazioni diffuse accanto alle migrazioni. E gli italiani? Si dichiarano più preoccupati dalla disoccupazione e dalla situazione economica nazionale che non dall’immigrazione, anche se il dibattito pubblico e i social media continuano a concentrarsi soprattutto sul nodo-migrazioni. Per la prima volta dalla primavera del 2014, infatti, l'immigrazione non rientra fra le tre preoccupazioni primarie a livello nazionale. Sono alcuni dei dati dell’ultima indagine Eurobarometro resa nota a Bruxelles dall’istituto demoscopico della Commissione Ue. 

Unione europea e Nazioni Unite prendono posizione in maniera forte contro le politiche sull’immigrazione dell’Ungheria del primo ministro Viktor Orbán. L’Ue ha denunciato il paese alla Corte di Giustizia a causa della legge conosciuta come “Stop-Soros”, considerata una norma che «criminalizza le attività a sostegno dei richiedenti asilo».