“Questo tempo del quale parlate, scrivete, raccontate, è un tempo prezioso ma difficile. Sapete anche che una frase che voi dite (o non dite) può influenzare milioni di persone (come, per esempio, può accadere descrivendo gli effetti di un vaccino, o parlando in un certo modo di un avvenimento…). A voi è chiesto di fare cultura, di aiutare gli uomini e le donne a cui vi rivolgete a vivere in questa società con impegno, coraggio, facendo conoscere loro la verità”.
Chiesa nel mondo
Per il sesto anno consecutivo, l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali (Ucs) della Cei, il Centro di ricerca Cremit dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e l’Ucsi (Unione cattolica stampa italiana) pubblicano insieme un volume a commento del Messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali
"Ci accorgiamo di essere così legati, tutti gli esseri umani, che se non si risolve il problema di tutti, non si può nemmeno risolvere quello di ciascuno. Un mondo in cui un pugno di straricchi concentra la massima parte della ricchezza, mentre milioni e milioni di esseri umani fanno i conti con la fame e la miseria estrema, non è concepibile", dice al Sir il vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino
Domenica 16 maggio si celebra la 55ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. “‘Vieni e vedi’ (Gv 1,46). Comunicare incontrando le persone dove e come sono” il tema del Messaggio di Papa Francesco. Abbiamo raccolto testimonianze dall’Europa e dal mondo
“Consumare le suole…”: il giornalismo sappia riconquistare il suo ruolo nella società e nella Chiesa
È prima di tutto necessario "uscire": un gesto già non scontato nell’era del web 2.0 ed ancora più raro in questo tempo di Covid-19 dove tutto sembra richiamarci invece alla "chiusura", all’isolamento ed al distacco dagli altri. Ecco perché l’invito a "consumare la suola delle scarpe" non rappresenta una semplice espressione colorita o la nostalgica riproposizione di un lontano trapassato ma la proposta dirompente per un giornalismo che sappia riconquistare a pieno titolo il suo ruolo nella nostra società e nella Chiesa
Sarà una novena di Pentecoste speciale, quella prevista per quest’anno, con la preparazione immediata di tutto il RnS (www.rinnovamento.org) alla grande effusione dello Spirito, in programma sabato 29 e domenica 30 maggio 2021, in occasione della 43ª Convocazione nazionale dei cenacoli, gruppi e comunità del RnS.
Papa Francesco ha aperto gli Stati Generali della Natalità affermando che "senza natalità non c'è futuro. Se le famiglie ripartono, tutto riparte". "Dobbiamo mettere prima i figli, se vogliano rivedere la luce dopo il lungo inverno". Bene l'assegno unico, ma servono "riforme sociali" strutturali e di ampio respiro - soprattutto a favore delle giovani famiglie - che mettano al centro la "sostenibilità generazionale". "Che cosa ci attrae, la famiglia o il fatturato?". "Come è possibile che una donna debba provare vergogna" se rimane incinta? "I giovani non crescono grazie ai fuochi d'artificio dell'apparenza, e mantenersi giovani non viene dal farsi selfie o ritocchi, ma dal potersi specchiare un giorno negli occhi dei propri figli"
Nell’arco di una sola generazione – tra il 1964 e il 1995 – l’Italia è scesa da un tasso di fertilità del 2,65 a 1,19. E la pandemia sta facendo il resto del lavoro sporco. Al punto da far dire a Giancarlo Blangiardo, presidente dell’Istat, che “si sta spegnendo il motore della società”. E che è assolutamente opportuno riportare al centro del dibattito pubblico la situazione demografica del Paese. È quanto certamente accadrà nel corso degli Stati generali della natalità promossi dal Forum delle associazioni familiari che si terranno a Roma il 14 maggio e che si apriranno con l’intervento inaugurale di papa Francesco. Un’occasione imperdibile per individuare le vie di fuga dall’inverno demografico che sembra condannare l’Italia a una desertificazione che mal si concilia con il desiderio di risalire la china, dopo i colpi durissimi inferti dalla pandemia sia al sistema produttivo sia alla relazionalità sociale
Quaranta anni dopo l’attentato a Giovanni Paolo II, a Roma ci sono delle cose che ancora ricordano quel 13 maggio 1981, quando Mehmet Ali Ağca alle ore 17,17 in piazza San Pietro sparò due colpi di pistola per uccidere il Papa. Tra questi sicuramente la maglietta che Karol Józef Wojtyła indossava mentre veniva colpito dai proiettili, da anni custodita in una chiesa nel quartiere Boccea della capitale, all’interno della casa Regina Mundi di Roma. “La maglietta racconta un grande evento, l'attentato a Giovanni Paolo II, quindi la sofferenza, il dolore, l’abbandono. Ma racconta anche la protezione grande e speciale di Maria che gli è stata molto vicino, infatti il proiettile lo ha ferito ma non ucciso. Racconta anche una storia di perdono grande”, le parole di suor Maria Rosaria Matranga
La vicenda personale e famigliare di Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, coniugi e genitori cristiani, si caratterizza per l’esemplarità attraverso cui seppero condividere ed esprimere l’amore di Cristo traducendolo in sensibilità, accoglienza, impegno, generosità e fedeltà senza limiti per servire e promuovere - innanzitutto nei figli - il dono della vita. Luigi e Maria vissero il loro matrimonio come un cammino verso Dio. Tra le gioie e le preoccupazioni di una famiglia normale, realizzarono un'esistenza straordinariamente ricca di spiritualità. Da qui la famiglia diventa culla della vita, luogo in cui i figli possano crescere e imparare l’alfabeto della vita. Vite dedicate a Dio, come quella della figlia, la Serva di Dio Enrichetta, di cui è in corso il processo di Beatificazione e Canonizzazione. Amava definirsi il “mestolino” di Dio, paragonandosi cioè ad un umilissimo strumento domestico grazie al quale però, le è stato possibile “distribuire ai poveri e agli affamati quanto essa stessa prelevava dall’abbondante mensa divina, facendo rifulgere tra i giovani l’ideale della santità” (A. M. Cànopi).
Incontro a Lisbona dei rappresentanti delle Chiese europee con Augusto Santos Silva, ministro portoghese degli Affari esteri per “un dialogo sulle priorità della Presidenza portoghese del Consiglio dell’Unione europea”. Don Manuel Barrios Prieto, segretario generale della Comece: “Quello che noi diciamo sempre è che nessuno deve essere lasciato indietro, che bisogna puntare sulle nuove generazioni e accompagnare le transizioni in atto in Europa. Le ingiustizie si generano quando solo alcuni hanno accesso alle nuove opportunità e altri no. Quello che chiediamo è che nel processo di ripresa, non sia scartato nessuno, come direbbe il Papa”.
Non è facile a distanza di tanto tempo ordinare i ricordi di un pomeriggio di maggio di 40 anni fa. I ricordi personali si sono mescolati e saldati con quelli familiari e con le tante immagini viste negli anni ed è difficile distinguere tra ciò che è effettivamente ricordo di qualcosa vissuto quel giorno e ciò che è stato visto, vissuto ed ascoltato dopo. Per attenermi ai ricordi, utilizzerò i riferimenti di orari presenti negli appunti di mio padre relativi a quel giorno.
Quarant'anni fa, il 13 maggio 1981, Giovanni Paolo II fu gravemente ferito in piazza San Pietro da Ali Agca. Rimangono tuttora nell'ombra i veri mandanti dell'attentato. L’arcivescovo emerito di Cracovia, e già segretario particolare del pontefice, racconta al Sir quei momenti: gli spari, i timori per la vita del Papa, la corsa all'ospedale. E l'affidamento alla Madonna di Fatima
Due “rimedi della nonna” per curare le relazioni malate: “l’arte del buon vicinato” e “la sapienza della conversazione”. Ad indicarli è l’arcivescovo di Milano Mario Delpini, nel suo intervento alla sessione odierna del XXII Convegno nazionale di pastorale della salute “Gustare la vita, curare le relazioni”, promosso fino a domani dal relativo Ufficio Cei.
Papa Francesco ha cominciato l'udienza di oggi, tornata a svolgersi in presenza nel Cortile di San Damaso, ringraziando tutti i presenti: "Sono contento di riprendere questo incontro faccia a faccia". Al termine della catechesi, dedicata alla preghiera come combattimento spirituale, il ricordo del 40° anniversario dell'attentato a Giovanni Paolo II e l'affidamento alla Madonna di Fatima, per chiedere la fine della pandemia