Chiesa nel mondo

La Calabria che lotta non lascia cadere le parole pronunciate da Papa Francesco il 21 giugno 2014 a Sibari. Parola di monsignor Francesco Oliva, vescovo di Locri-Gerace, che al Sir esprime l’impegno che la Chiesa calabrese sta profondendo nel contrasto alle diverse forme di criminalità organizzata. Dopo il pestaggio subito il 9 luglio scorso da Francesco Coco, ex primo cittadino di Roccabernarda (Kr), la solidarietà delle istituzioni è stata unanime. Insieme a essa, la preoccupazione perché ancora troppe volte vengono utilizzati dei minori per commettere dei fatti criminosi

Il Papa è arrivato ieri in Canada per il suo 37° viaggio apostolico alle 11.20, le 19.20 ora di Roma. In volo per Edmonton, introdotto dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, ha salutato i circa 80 giornalisti, di oltre dieci nazionalità diverse, con queste parole: “Grazie di questo servizio e anche di questa compagnia: io la vivo come una compagnia… Grazie per il vostro lavoro. Mi piacerebbe salutarvi come sempre. Credo che ce la faccio a girare, possiamo andare”. 

“Portiamo negli occhi e nel cuore il suo sguardo dolce e forte. Ha guardato con gli occhi di Gesù i poveri e ce li ha fatti guardare, conoscere ed amare. La sua vita è un potente messaggio di fratellanza che non ci lascia uguali perché con la fortezza dell’amore ci aiuta ad alzare lo sguardo e a non restare distanti, ma a tendere la mano verso di loro”.

Parlano alla stampa i capi delle First Nations alla vigilia dell’arrivo in Canada di Papa Francesco. Un pellegrinaggio sui luoghi del dolore. Nella terra delle “scuole residenziali”, sostenute purtroppo anche dalla Chiesa cattolica in tutto il Paese per contribuire a quella politica di “assimilazione” che ha provocato vittime e traumi persistenti. Si stima che, a partire dal 1883, circa 150 mila bambini delle Prime Nazioni, Métis e Inuit siano stati obbligati a frequentare queste scuole e che a causa di malattie, fame, freddo, almeno 4 mila hanno trovato la morte

Un “sentito ringraziamento” al presidente Mario Draghi e “a tutto il governo da lui presieduto per lo sforzo di questi mesi così difficili e per il metodo di lavoro che lo ha distinto” perché “comporre visioni discordanti in un unico interesse unitario credo resti metodo indispensabile anche per il futuro”.