Lettera 35 - Cronache da un'economia umana

I colossi dell'e-commerce hanno cambiato il mondo, ormai ne siamo tutti consapevoli: ciò che prima era impensabile oggi è diventato ordinaria amministrazione, compresa la perdita del pudore.

Qualche sera fa, il pubblico che assisteva al consiglio comunale di un piccolo paese del veneziano ha assistito allo spettacolo di un membro del consiglio intento a fare acquisti online nel pieno della seduta. C'è da capirlo, in effetti, la noia della democrazia si può alleviare solo con lo shopping.

Carta di credito alla mano, si compra di tutto e puntualmente lo si riceve a casa. Ma qual'è il rovescio della medaglia?

Ci siamo abituati, ad esempio, a considerare affidabili e attendibili le recensioni di ignoti acquirenti. Se un tempo diffidavamo anche della ricetta della besciamella che non fosse quella di nonna, oggi siamo pronti a dar retta a chiunque sembri autorevole.

Aumentano gli investimenti e chi vende lo fa alla ricerca di liquidità, sono queste le prime due indicazioni dell'analisi condotta dal gruppo Tecnocasa sul mercato immobiliare italiano e veneto nello specifico.

Se la provincia più cara del Veneto è Belluno, con 3228€ al metro quadro, Padova si colloca quasi a pari merito con Treviso: più economica di Venezia e Verona ma decisamente più cara di Vicenza e Rovigo.

A comprar casa in Veneto sono soprattutto coppie con figli e lavoratori dipendenti, non trascurabile anche la componente over 65 che spinge il 9.4% delle transazioni, un punto percentuale in più rispetto alla media nazionale.

Se integriamo il rapporto Tecnocasa con altri dati a nostra disposizione otteniamo un'immagine ancora a tinte fosche del settore: lontana dai fasti di qualche anno fa e con prezzi in calo in molti comuni del territorio.

Il valore del Bitcoin è sceso sotto i 4000 dollari, sembrano ormai lontani ed archiviati i giorni gloriosi di un anno fa quando la criptovaluta per eccellenza mancava d'un soffio il traguardo dei 20 mila dollari.

Dietro la caduta della criptovaluta c'è l'ennesima scissione fra le società che l'avevano creata, e la progressiva perdita di fiducia del mercato verso uno strumento sempre al condizionale: avrebbe potuto, avrebbero voluto...

In un mondo sempre più in lotta con le élite della finanza, una lezione importante arriva proprio dall'esperienza del bitcoin: gioie e dolori della mancanza assoluta di regolamentazione.

Per lunghi anni si è detto che la popolare catena di caffetterie in franchising Starbucks non sarebbe mai approdata in Italia: il legame fra gli italiani e il caffè non può essere relegato ad un bicchiere di carta. Ci eravamo sbagliati.

Dopo aver aperto, nei mesi scorsi, il primo punto vendita decisamente lussuoso nel centro di Milano, l'azienda si prepara a raddoppiare in questi giorni con una seconda caffetteria più tradizionale.

Prima della fine dell'anno saranno 4 le insegne Starbucks nella città meneghina a cui ne seguiranno altre nelle principali città italiane ad un ritmo di 15 all'anno. 

Prepariamoci, quindi, perché dopo Roma e Firenze toccherà a Padova e Venezia.

In Guerra: un film che sembra tratto da una storia vera, fatto da attori non professionisti e girato con intelligenza, catapulta il pubblico nel mezzo di una crisi aziendale.

Perrin, storica azienda produttrice di componenti per automobili, chiude i battenti lasciando sul lastrico 1100 famiglie di onesti lavoratori francesi.

Laurent, il sindacalista interpretato con rara bravura da Vincent Lindon, diventa l'eroe per caso della grande famiglia degli operai. Una lotta senza quartiere fra una politica capace di esprimersi solo con parole vuote, una multinazionale — tedesca, ça va sans dire — interessata al profitto, il solito gruppetto di crumiri e anche un imprenditore — francese — che farà il possibile per salvare l'azienda.

Un film impegnato, partigiano e monumentale destinato ad un pubblico forse un po' nostalgico che però aiuta a toccare con mano la carne viva di un mercato del lavoro sempre più sofferente.

In principio era solo il venerdì dopo la festa del Ringraziamento, quella in cui ogni brava famiglia delle serie tv americane si riunisce per mangiare il tacchino ripieno, poi è arrivato il consumismo e nulla è stato più come prima.

Senza essere troppo melodrammatici, con il Ringraziamento che tradizionalmente si celebra di giovedì, il venerdì successivo è l'inizio della lunga maratona commerciale che precede il Natale con i suoi regali.

Come tutte le piccole e grandi follie americane, anche in Europa la tradizione si è diffusa al punto da contagiare tutti, compresi gli esercenti padovani che si preparano ad un aperitivo rinforzato per l'occasione. C'è anche il black spritz, l'aperitivo nero, ma questa è un'altra storia...

Si comincia sempre così, verrebbe da dire, con un'automobile presa a noleggio per le vacanze: la decappottabile che durante l'anno non si oserebbe mai parcheggiare sotto casa, d'estate diventa quasi un lusso necessario.

L'idea che molti hanno del noleggio è ancora questa: qualcosa di frivolo, accessorio, superfluo che ci si può concedere solo raramente. Il mondo, però, è cambiato e ormai tutto si prende in comode rate.

È il progresso, bellezza, e a farne le spese è forse uno dei pilastri più solidi della nostra cultura economica: il diritto di proprietà. Non siamo più proprietari di nulla ma sicuramente padroni a casa nostra, almeno finché riusciamo a pagare le rate.

La montagna veneta ha un problema: il maltempo ha lasciato a terra migliaia di alberi che rischiano di degradarsi se non lavorati e immagazzinati adeguatamente entro pochi mesi.

«Il problema è cogente — spiega il presidente del Consorzio legno veneto, Enzo Bozza — anche nei piazzali i tronchi si possono stoccare solo per un breve tempo, mentre il tavolato è più facile da conservare. Bisogna segare più alberi possibile e far pulizia nel bosco per evitare che le piante cadute compromettano le altre».

Da una disgrazia come quella che si è abbattuta sulle Alpi, può scaturire un'opportunità per riorganizzare l'intera filiera del legno, offrendo alle comunità montane un'occasione di sviluppo insperata.

Mancano i tecnici, è questo il primo e forse principale problema che evidenzia Anna Viel, presidente dei giovani di Confindustria di Padova e Treviso.

La sfida del 4.0 si raccoglie solo con le professionalità giuste, e se mancano i diplomati tecnici e professionali si rischia di rimanere al palo.

Alternanza scuola lavoro e una politica coerente e costante sono la base per costruire lo sviluppo di domani, sempre se la burocrazia non mette i bastoni tra le ruote all'impresa.

Come si fa a capire se le banche sono solide? La domanda non è peregrina e, dopo la crisi del 2007, è diventata una domanda esistenziale.

Chi siamo, dove andiamo, chi garantisce il mio conto corrente? 

Per misurare, numerare, tastare la solidità del sistema creditizio e dei singoli istituti, l'Eba —l'Autorità bancaria europea — ha concepito una serie di parametri di valutazione come il Cet-1: più i punteggio è alto e più la banca ha un patrimonio solido.

Stabiliti i parametri di valutazione, per testarli fino in fondo bisogna immaginare condizioni al limite, ecco perciò gli stress test.

Tre aspetti per analizzare la situazione italiana e veneta: lavoro, crescita ed esportazioni.
Torna a crescere la disoccupazione in Italia: a settembre persi 34 mila posti di lavoro, soprattutto nella fascia d'età 25 - 49 anni. 

È tutta l'economia a segnare il passo, con una frenata generale dell'economia misurata anche dal ritorno alla crescita zero del Pil.

In Veneto la crescita è ancora alimentata dalle esportazioni, anche se si preannuncia in riduzione rispetto al 2017.

Marco Galtarossa, 44 anni, segretario generale della Filctem Cgil padovana fa il punto: situazione stabile, senza fibrillazioni in positivo come in negativo.

Dopo mesi di lotte e di vertenze come quella che ha riguardato i 56 lavoratori di Exo - Crocs, un po' di tranquillità ci vuole ma «rischiamo di perdere il treno dell'industria 4.0 —spiega il sindacalista — l'automazione è ancora indietro e serve un grande lavoro di sinergia fra le imprese della stessa filiera».

A guidare la ripresa c'è il settore farmaceutico, che investe e cresce. 

«Ho fatto bene?» chiede l'eurodeputato leghista ai suoi seguaci su twitter. Bene o male, di sicuro l'ha fatta grossa: il moderno Nikita Kruscev s'è messo a brandire una scarpa per rimarcare una posizione politica, con l'aggravante di averla usata per timbrare in segno di disprezzo gli appunti del commissario europeo Moscovici.

Due minuti di gloria per un parlamentare europeo in cerca di conferme in vista delle prossime elezioni che assurgono ad esempio delle posizioni di un esecutivo che, sulla manovra, non arretra di un passo. 

Se da una parte il governo italiano non cede, dall'altra l'Europa non arretra: la manovra di bilancio va cambiata, a rischio ci sono i conti pubblici italiani e forse la tenuta stessa del vecchio continente. 

Mentre infuria la polemica, non si hanno notizie del ministro delle finanze Giovanni Tria se non nella lettera fatta pervenire ieri alla Commissione nella quale auspicava un dialogo pur riconoscendo la diversità di vedute fra l'Italia e l'Europa. A parlare è soprattutto il primo ministro Conte che dichiara «non c'è nessun piano B».

Sarà vero? Stando ai retroscena del Messaggero e alla passione per le strade alternative di alcuni ministri, pare proprio di no.

Nel frattempo continua l'ottovolante delle borse e dello spread, una giostra infinita a cui rischia di sommarsi la lotteria del rating: le pagelle che le agenzie stilano sui titoli italiani ormai in odore di svalutazione.

Bisogna scomodare Marcel Duchamp, campione degli artisti dada, per capire cosa sta succedendo in questi giorni in seno al governo italiano.

Dovremmo parlare di numeri, di pensioni e di condoni — perché è ufficiale: la pace fiscale è un condono, l'ha detto il presidente Giuseppe Conte — e invece inseguiamo i fantasmi di palazzo, quelli che ai decreti aggiungono sempre una noticina col favore delle tenebre.

Luigi Di Maio vuole andare in procura a denunciare spiriti e spiritelli, nel frattempo si confida da Bruno Vespa e costringe il premier Conte, in Europa per l'ennesimo summit, ad annunciare riletture e correzioni alla manovra appena presentata.

In tutto questo, il ministro dell'economia Giovanni Tria continua ad incontrare investitori cinesi e Matteo Salvini tesse le lodi della propria ignoranza. 

Con cent'anni di ritardo, il dadaismo ha vinto la sua battaglia ed ha preso il potere.

Niente balconi come per la nota di aggiornamento, questa volta è una conferenza stampa istituzionale la sede scelta per presentare la manovra che pure conferma i principi del precedente documento.

Sorridono il presidente Conte, i due vicepremier Salvini e Di Maio e sorride anche il ministro delle finanze Giovanni Tria che dichiara «Non vogliamo far saltare in aria l'Europa».

Già, la razionalità dell'Europa è la grande sfida: promuoverà o boccerà la manovra del popolo scritta dal governo del cambiamento?